A Hard Day’s Night
1964
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Regista
Richard Lester spia i Beatles in una tipica giornata di lavoro per il quartetto di Liverpool. Ma la sua non è una semplice occhiata furtiva; è piuttosto un'indagine acuta e penetrante, un'immersione quasi antropologica nella frenesia disarmante della Beatlemania, trasfigurata in un linguaggio cinematografico che all'epoca era nientemeno che rivoluzionario. Lester, con la sua esperienza nella pubblicità e nei cortometraggi sperimentali, orchestra un flusso di immagini e suoni che sembra anticipare l'estetica del videoclip musicale decenni prima della sua nascita. Adotta uno stile vérité giocoso, fatto di macchina a mano, tagli rapidi, jump cuts audaci e sequenze quasi surrealiste che rompono la linearità narrativa, riflettendo la natura caotica e spesso assurda della vita sotto i riflettori globali. Il film, in questo senso, non si limita a documentare, ma decostruisce e ricostruisce la realtà, elevandosi a una sorta di mockumentary ante litteram, in cui la spontaneità è sapientemente sceneggiata e la verità emerge attraverso il gioco.
A tessere le fila di questo audace progetto la vulcanica sceneggiatura di Alun Owen che affianca ai 4 musicisti alcuni personaggi che sembrano sputati fuori da un fumetto creepy: il nonno di Paul con le sua viscida attitudine al gentil sesso, Norm e Shake, due stralunati promoter della band, il direttore dei programmi TV psicopatico. La penna di Owen è un prodigio di arguzia britannica, intrisa di un umorismo che spazia dal non-sense alla satira sociale. Ogni linea di dialogo è affilata, ogni battuta un colpo di fioretto che definisce non solo i singoli Beatles con le loro distinte personalità – il cinismo sornione di John, la malinconia pensierosa di George, l'allegria bonaria di Ringo, l'irriverenza di Paul – ma anche il mondo di follia che li circonda. Il nonno di Paul, un archetipo del parassita manipolatore, funge da catalizzatore per l'anarchia narrativa, un Virgilio disfunzionale in un purgatorio di impegni e assurdità. Norm e Shake sono i Sisifi moderni, costantemente intenti a spingere un macigno di popolarità incontrollabile, incarnando l'aspetto logistico e spesso estenuante della fama. Il direttore TV, un monumento alla pomposità e all'incompetenza, è la personificazione dell'establishment che cerca invano di imbrigliare la forza vitale e ribelle della gioventù. Questi personaggi, con la loro stilizzazione quasi grottesca, servono non solo da contrappunto comico, ma anche da specchio distorcente di una società che fatica a comprendere, e a contenere, la deflagrazione culturale che i Beatles rappresentavano.
Il film risulta un lungo omaggio obliquo alla musica dei Beatles, alla loro grandezza. Obliquo perché non si sofferma sulla performance in sé con didascalia reverenziale, ma integra le canzoni – vere e proprie gemme della loro prima fase creativa – come tasselli narrativi, espressioni di stati d'animo o sfoghi liberatori dalla prigione della celebrità. Si pensi alla sequenza iconica di "Can't Buy Me Love", dove i quattro corrono e saltano in un campo, un momento di pura e liberatoria gioia che trascende la narrazione per diventare una sublimazione visiva della loro energia. L'album A Hard Day's Night, uscito come colonna sonora del film, è parte integrante dell'esperienza, non un mero accessorio, bensì un compendio sonoro che amplifica e contestualizza la narrazione visiva, cementando l'idea che la loro musica fosse intrinsecamente legata alle loro persone e al loro stile di vita.
Nobilitato dalla recitazione dei 4 baronetti che paiono a loro agio davanti ad una cinepresa l’opera forse travalica il suo ingrato compito didascalico per arrivare a centrare un obiettivo ben più ambizioso: carpire il segreto artistico di una formazione che ha sconvolto per sempre la storia della musica. Loro non "recitano" nel senso tradizionale; piuttosto, sono se stessi, o meglio, una versione amplificata e brillantemente auto-ironica delle loro persone pubbliche. La loro naturalezza e il loro innato carisma sono palpabili, e Lester riesce a catturare quella chimica unica che li rendeva non solo musicisti geniali, ma anche figure iconiche e irresistibilmente simpatiche. Il film non cerca di spiegare didascalicamente la loro grandezza, ma la mostra, la fa vivere attraverso la loro interazione, il loro umorismo spontaneo, la loro capacità di mantenere una scintilla di normalità e di ribellione pur essendo al centro di un ciclone mediatico. Questa pellicola diviene quindi un'esplorazione fenomenologica della celebrità: come essa imprigiona, isola, ma anche come può essere sovvertita dalla genuinità e dalla sferzante intelligenza. È una testimonianza di come, nonostante l'artificio del show business, i Beatles riuscissero a mantenere un'autenticità disarmante, trasformando il loro circo quotidiano in un'opera d'arte.
Tutto questo con una commedia dai toni garbati e dalla sapida ironia. L'umorismo, mai volgare, è intriso di quella leggerezza e acutezza tipicamente britannica che permette di affrontare temi complessi come la perdita della privacy, la pressione mediatica e l'alienazione da fama con un sorriso amaro ma contagioso. Sotto la superficie della gag e della corsa forsennata, si cela una malinconia latente, la consapevolezza del prezzo da pagare per essere idoli di una generazione. Eppure, la pellicola non indulge mai nel patetismo, preferendo sempre l'irriverenza e la vitalità.
Di sicuro un’opera godibile e artisticamente assai importante, anche per il suo lascito iconografico beatlesiano. La sua importanza trascende la mera rappresentazione storica della Beatlemania; si erge come un pilastro del cinema moderno, un'influenza seminali per innumerevoli registi e per l'intera estetica dei videoclip musicali. È il primo film a cogliere l'essenza di una band nel pieno della sua potenza creativa, a incapsulare il zeitgeist dei primi anni Sessanta e a mostrare come la cultura pop potesse essere tanto intellettualmente stimolante quanto immensamente popolare. A Hard Day's Night non è solo un film sui Beatles; è un film dei Beatles, nel senso che incarna il loro spirito irriverente e innovativo, solidificando il loro status non solo di musicisti, ma di veri e propri fenomeni culturali. La sua eredità è visibile ovunque, dalle pellicole rock successive al modo in cui la musica viene integrata nel racconto cinematografico, rendendola un classico intramontabile e un documento inestimabile di un'epoca irripetibile.
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