Scala al Paradiso
1946
Vota questo film
Media: 0.00 / 5
(0 voti)
La premiata ditta Powell Pressburger colpisce ancora. E lo fa nel modo più originale con un’opera di rottura rispetto al cliché precotto della Hollywood del dopoguerra, un’audace incursione nel fantastico che trascende i confini del genere per toccare le corde più profonde dell’esperienza umana. Scala al Paradiso – o, nel suo titolo originale più evocativo, A Matter of Life and Death – non è semplicemente un film, ma un vero e proprio manifesto cinematografico, una sublime dimostrazione del genio dei registi Michael Powell ed Emeric Pressburger, la cui unione artistica, conosciuta come "The Archers", ha ridefinito il cinema britannico con una visione audace, spesso psichedelica, e sempre profondamente umanistica.
L’aviatore inglese Peter Carter di ritorno da una missione di bombardamento è colpito dalla contraerea e si rende conto che il paracadute è inutilizzabile. Inviando l’SOS alla radio ha occasione di parlare con June, una ragazza in forza alla USAF che lo convince a tentare la sorte. Saltando dal suo aereo si perderà in caduta nella nebbia e si sveglierà miracolosamente illeso su una spiaggia. La sua ora sarebbe dovuta suonare ma in Cielo è accaduto un disguido e l’uomo è sopravvissuto alla morte. Ora nella Sede Celeste infuria un dibattito se far vivere o morire l’uomo, dato che questi ha trovato l’amore in June. Questa premessa, che di per sé sfida ogni convenzione logica, diviene il terreno fertile per una delle più ingegnose e toccanti allegorie sulla vita, la morte e la burocrazia cosmica mai concepite. Il film, concepito in un periodo critico del secondo conflitto mondiale e addirittura commissionato dal Ministero dell'Informazione britannico per migliorare le relazioni anglo-americane, trascende il suo scopo iniziale di propaganda per trasformarsi in un'ode universale all'amore e alla resilienza dello spirito umano. La dicotomia Peter-June, infatti, diventa il veicolo non solo per un romance avvincente ma anche per esplorare con arguzia e un pizzico di ironia le differenze culturali tra le due nazioni, celebrate e scherzosamente messe in scena nel fantasmagorico tribunale celeste.
È proprio in questo contesto ultraterreno che Powell e Pressburger svelano la loro maestria, spingendo le possibilità tecniche ed espressive del mezzo cinematografico fino a limiti inesplorati per l'epoca. Grazie a mirabolanti trovate tecniche – le riprese del consesso di anime in assemblea sono straordinarie, un caleidoscopio di epoche e caratteri, da antichi guerrieri a poeti estinti, tutti uniti in un'unica, sorprendente comunità post-mortem – e ad una sceneggiatura palpitante, la coppia di cineasti consegna alla storia un nuovo modo di fare cinema. La loro lezione rimane a tutt’oggi di inalterata freschezza, proprio per la sua capacità di fondere il sublime con il quotidiano, il fantastico con il profondamente umano. Il passaggio dal Technicolor sgargiante della Terra al monocromo severo e stilizzato del Paradiso non è solo un virtuosismo visivo, ma un'arguta riflessione sulla natura della percezione e della realtà: la vita terrena, con la sua imperfezione e il suo caos, è ricca di colori e passioni, mentre l'aldilà, sebbene ordinato e razionale, è per definizione privo della vitalità sensoriale che distingue l'esistenza. Questa scelta estetica, una sorta di "Mago di Oz" al contrario, eleva il dibattito filosofico centrale del film: è più reale ciò che vediamo con i nostri occhi, o ciò che percepiamo con il nostro cuore e la nostra mente?
L'architettura del "mondo altro" è un trionfo di design e concept: scalinate mobili che si estendono all'infinito, sale d'attesa celesti dove i defunti conversano con la nonchalance di chi attende un treno, e un tribunale dove la vita di un uomo viene messa ai voti con un'irriverente formalità. Il giudice, interpretato dal magnifico Marius Goring, è un medico francese ghigliottinato durante la Rivoluzione, che incarna perfettamente l'arguzia e l'intelletto che pervadono ogni dialogo. Il suo cinismo brillante e la sua umanità nascosta sono il contraltare perfetto alla pura, disarmante fiducia di Peter e June nel loro amore. Il film si spinge oltre la semplice contrapposizione tra vita e morte, esplorando il potere della volontà, il confine tra lucidità e follia (con la geniale figura del chirurgo Conductor 71, interpretato da Roger Livesey, il cui destino è legato a quello di Peter), e la convinzione che l'amore possa essere una forza così potente da alterare persino il corso del destino cosmico. La sequenza finale, con la disperata corsa di June verso la scala mobile che porta Peter via, è un momento di puro cinema che condensa l'angoscia della perdita e la speranza indomita. Scala al Paradiso non è solo un capolavoro di tecnica e narrazione, ma un inno gioioso e commovente alla vita, un promemoria che anche nell'assurdità più grande, l'amore e la connessione umana possono trovare un modo per prevalere. Un film che, a distanza di decenni, continua a brillare con una luce propria, eterna e irripetibile.
Attori Principali
Paese
Galleria




Featured Videos
Trailer Ufficiale
Commenti
Loading comments...