Alien
1979
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Regista
L’astronave da trasporto merci Nostromo, un vetusto ma inesorabile cargo spaziale che più che un prodigio tecnologico sembra un rozzissimo tir interstellare, incrocia un SOS inviato da un radiofaro situato su un pianeta ostile lungo la rotta di rientro verso la Terra. Un equipaggio di "camionisti dello spazio", più interessati alla paga e alle sigarette che alle meraviglie del cosmo, si vede la monotonia del viaggio spezzata da un imperativo che suona come una condanna.
Il computer di bordo, affettuosamente (o forse cinicamente) soprannominato Mother dagli astronauti, secondo il protocollo di bordo, risveglia l’equipaggio dal sonno criogenico e lo esorta ad investigare. Questa fredda direttiva, ben presto si rivelerà la prima, sottile manifestazione di un’ineludibile catena di eventi dove gli interessi corporativi della Weyland-Yutani prevarranno sulla sicurezza e persino sulla vita dei singoli, in una disquietante anticipazione di temi che avrebbero permeato il cinema di fantascienza a venire.
Scesi sul pianeta da cui proviene il segnale, una landa desolata e spazzata dal vento che evoca un incubo geologico, si troveranno di fronte il relitto colossale e macabro di una nave spaziale sconosciuta, dalle forme organicamente inquietanti, presagio di un’alterità indicibile. All'interno, l'agghiacciante scoperta dello "Space Jockey", una creatura aliena fossilizzata al comando della nave, introduce un senso di orrore cosmico di matrice lovecraftiana, suggerendo una storia antica e terrificante, un ciclo di vita e morte che precede l'esistenza umana.
Qui, una forma di vita aliena, il famigerato facehugger, contamina uno degli esploratori, Kane, imprigionandogli il volto con le sue membra viscide e usandolo come involucro per germinare una creatura. La sequenza del facehugger è un’apocalittica metafora di violazione e gravidanza indesiderata, un orrore primordiale che affonda le radici nelle paure più recondite dell'umanità.
Una volta nello spazio, a bordo della Nostromo, l’entità sfogherà sull’equipaggio la sua atavica attitudine distruttiva. Eclissando la distinzione tra fantascienza e horror, Ridley Scott trasforma il vasto, vuoto spazio in una prigione claustrofobica, e la Nostromo stessa in una casa infestata galleggiante, un labirinto di corridoi angusti e condotti di ventilazione in cui la preda non ha scampo.
L’alieno, dapprima in forma embrionale, esplodendo in una scena di indicibile violenza che colse di sorpresa persino il cast, le cui reazioni di puro terrore e disgusto sono autentiche e divenute leggenda nella storia del cinema, crescerà rapidamente divenendo una letale macchina per uccidere. Una metamorfosi fulminea che riflette la sua terrificante efficienza.
All’interno della creatura scorre un composto a base di acido molecolare in grado di perforare la corazza dell’astronave, una difesa naturale che la rende virtualmente invincibile e rende ogni tentativo di affrontarla una missione suicida. Esternamente possiede una sorta di artiglio retrattile che usa come un micidiale maglio perforante, e una seconda bocca protraibile che funge da ulteriore strumento di annientamento. Ogni suo tratto biologico è stato affinato dall'evoluzione per la caccia e la distruzione.
I membri dell’equipaggio, ridotti a semplici prede in un gioco di caccia all'uomo senza speranza, si trovano così ad affrontare un essere che è la quintessenza della ferocia e possiede tutti i mezzi genetici per annientarli. La loro lotta non è solo contro una creatura, ma contro un incubo che incarna l'indifferenza brutale di una natura aliena e la fredda logica del profitto aziendale, che li ha condannati a morte senza esitazione. È in questo contesto di disperazione che emerge la forza inaspettata di Ellen Ripley, personaggio che riscrive le regole dei ruoli di genere nel cinema d'azione e horror.
Il punto di forza di quest’opera è senza dubbio nella caratterizzazione di Alien, creatura affusolata e goticizzante, sintesi perfetta di biologia e meccanica, di bellezza terrificante e pura mostruosità. Il suo design è un’opera d’arte a sé stante, plasmata dal genio visionario del pittore e scultore svizzero H.R. Giger. Le sue influenze, profondamente radicate nel surrealismo e nella tradizione del fantastico orrorifico, si manifestano in una biomeccanica che fonde carne e metallo, ossa e tubi, sessualità e morte, richiamando direttamente le illustrazioni del suo celebre "Necronomicon". A dare corpo a questa visione onirica e disturbante è stato l'artigiano italiano Carlo Rambaldi, già premiato con un Oscar per gli effetti speciali di King Kong del 1977, e vincitore insieme a Giger di un meritatissimo Oscar anche per questo film (ne vincerà un terzo con E.T. l'extra-terrestre di Spielberg, coronando una magnifica carriera di magistrale artigiano). La loro sinergia è stata cruciale nel tradurre il disegno bidimensionale in una minaccia tangibile, un'icona destinata a durare.
Alien è senza alcun dubbio qualcosa di realmente nuovo nel panorama cinematografico; il suo design diviene una vera e propria icona del cinema fantascientifico entrando a forza nell’immaginario di tutti noi. Ridley Scott, con la sua meticolosa attenzione per l'atmosfera e i dettagli, ereditata dal suo passato nella pubblicità, ha saputo infondere nel film una fotografia maestosa, che predilige i chiaroscuri e le penombre, trasformando la Nostromo da set a personaggio, un luogo vivo e pulsante di terrore. Le influenze di artisti come Moebius e Chris Foss, fondamentali per l'estetica "vissuta" e industriale della nave, si fondono con il barocco orrore di Giger, creando un universo visivo coerente e profondamente inquietante.
Il suo profilo oblungo, il teschio translucido e le fauci interne si stagliano come un orrore incarnato nella penombra del labirintico reticolato dei corridoi della Nostromo e diviene istantaneamente archetipo dell’ostilità dell’ignoto, puro terrore di ciò che lo spazio può celare. Alien non è solo un film sulla sopravvivenza, ma una profonda meditazione sulla natura intrinsecamente ostile dell'universo, sulla vulnerabilità del corpo umano e sulla fragilità della civilizzazione di fronte a una forza primordiale e incomprensibile. Il suo impatto, a oltre quarant'anni dalla sua uscita, rimane immutato, continuando a ispirare e a terrorizzare intere generazioni di spettatori, consacrandolo come un capolavoro senza tempo del cinema di genere e non solo.
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