Tutto su mia Madre
1999
Vota questo film
Media: 0.00 / 5
(0 voti)
Regista
Almodovar in uno dei suoi film più emozionanti scava nella sfera affettiva portando alla luce diversi tipi d’amore che in definitiva si fondono in un’unica possente emozione che pervade ogni inquadratura. Non è solo l'amore materno a fungere da epicentro, ma un caleidoscopio di affetti: l'amore filiale che precede il dolore, l'amore fraterno e amicale che sostiene, quello non convenzionale che sfida i dogmi sociali, e persino un amore per l'arte e per la vita stessa, in ogni sua forma, anche la più cruda e inaspettata. Questo flusso ininterrotto di sentimento, così tipico del cinema del regista spagnolo, eleva il melodramma a un'esperienza catartica, dove il dolore non annienta, ma si trasforma in linfa vitale per una rinascita.
Una madre, Manuela, vede morire investito da un’auto il proprio unico figlio di 17 anni, Esteban, proprio nel tentativo di ottenere un autografo da Huma Rojo, icona del teatro. Un evento tanto doloroso da costringerla a ripensare alla propria vita, alle proprie scelte e a chi è rimasto indietro. La morte del figlio, così improvvisa e brutale, non è solo una tragedia personale, ma un vero e proprio rito di passaggio che la precipita in un limbo di lutto e interrogativi esistenziali. Manuela, infermiera di professione e quindi abituata a confrontarsi con la fragilità della vita, si trova di fronte alla sua stessa vulnerabilità più assoluta. Decide così di intraprendere un viaggio di ritorno, o forse di scoperta, verso un passato sepolto: cercare il padre di Esteban, un travestito che vive a Barcellona e del quale il figlio, attraverso le pagine del suo diario, cercava disperatamente notizie. Questo pellegrinaggio è metafora di un'esplorazione interiore, un tentativo di ricucire strappi esistenziali e di dare un senso a un dolore altrimenti insostenibile.
A Barcellona incontra Agrado, un vecchio amico anch’egli transessuale, che la ospiterà e che diventerà presto molto più di una spalla su cui piangere. Agrado, il cui nome significa "piacevole" e che si presenta con l'indimenticabile frase "Uno è più autentico quanto più assomiglia all'idea che ha sognato di sé stesso", incarna la filosofia del film sull'identità e l'autenticità. Attraverso la sua schiettezza e la sua capacità di celebrare la propria "verità" fatta di "silicone, iniezioni e operazioni", Agrado diventa una guida, una figura quasi sciamanica che aiuta Manuela a navigare nel sottobosco vibrante e trasgressivo della città. Inizia un gioco dialettico di incontri e di storie incredibili che si sovrappongono l’una con l’altra, creando una fitta rete di solidarietà femminile e di esistenze al margine che trovano proprio in questa marginalità la forza per resistere e, infine, trionfare. Storie di madri surrogato, di amicizie incondizionate, di amori sacrificati e ritrovati, che culmineranno in un un nuovo amore da cullare per Manuela, un'ennesima prova della sua straordinaria capacità di resilienza e di donazione.
Un plauso alla prova di Cecilia Roth, un’attrice di puro istinto, con un grande carisma recitativo. La sua Manuela è un crocevia di dolore soffocato, dignità, e una quieta determinazione che la rende straordinariamente empatica. La Roth non recita, vive il personaggio, trasmettendo con uno sguardo, un gesto, l'abisso della sua perdita e la forza inesauribile della sua umanità. La sua performance è un pilastro emotivo che sorregge l'intera impalcatura narrativa, permettendo al pubblico di credere in ogni svolta, in ogni incontro, in ogni lacrima e ogni sorriso.
Almodovar scompone come in un prisma il rapporto genitori-figlio ponendolo come fulcro narrativo e al contempo come pretesto per ricamarvi intorno storie frutto del medesimo amore, ma declinate in forme inaspettate. Il film si interroga sul significato di "madre", espandendolo ben oltre i legami di sangue. La sottotraccia di Suor Rosa, sieropositiva ed incinta, che affida il proprio figlio a Manuela prima di spirare è di una bellezza sconvolgente e rappresenta l'apice di questa riflessione. La storia di Suor Rosa, con la sua purezza ingenua e la sua tragica vulnerabilità, è un inno all'altruismo e alla compassione. La sua decisione di portare avanti la gravidanza nonostante la malattia, la sua lotta per la dignità e il suo atto finale di fiducia in Manuela, delineano una maternità che trascende ogni convenzione e pregiudizio, mostrandosi in tutta la sua forza universale e disinteressata. Almodóvar, con la sua inconfondibile sensibilità, smantella le rigide etichette sociali per celebrare un'idea di famiglia basata sulla scelta, sull'affetto e sul sostegno reciproco, dove le madri non sono solo quelle che partoriscono, ma quelle che amano, curano e proteggono, a prescindere dal sesso, dall'orientamento o dallo status sociale.
Il titolo del film è un omaggio a All About Eve (Eva contro Eva), capolavoro di Joseph L. Mankiewicz del 1950, e in particolare ad un’icona cinematografica tanto cara ad Almodovar: Bette Davis, che qui ritorna nell'incarnazione di Huma Rojo, attempata attrice teatrale di talento, musa e amante di Agrado. Questo riferimento non è casuale: Todo sobre mi madre non è solo un omaggio al cinema classico, ma una rilettura postmoderna dei suoi archetipi. Come Margo Channing in All About Eve, Huma è una diva teatrale, fragile e potente, che si confronta con il tempo che passa e con la pressione di un'industria spietata. L'intreccio narrativo, con Manuela che entra nel mondo di Huma, ricordando in parte l'ascesa di Eve Harrington, ma con intenti ben diversi, permette ad Almodóvar di esplorare il tema del teatro come metafora della vita, dove le persone recitano ruoli, si nascondono dietro maschere e cercano di dare un senso al proprio dramma personale. La scena in cui Manuela sostituisce un'attrice, riprendendo un ruolo già conosciuto, diventa emblema della sua capacità di adattamento e della ciclicità dell'esistenza.
Con la sua tavolozza di colori vividi e una messa in scena che mescola il kitsch con l'eleganza, Almodóvar crea un universo cinematografico inconfondibile, dove il dolore si tinge di rosso passione e la speranza brilla di luce propria. La musica, spesso presente in momenti chiave, amplifica l'emotività senza mai scadere nel patetico, ma piuttosto elevando il racconto a una dimensione quasi lirica. Tutto su mia Madre non è solo un film sulla perdita, ma un inno alla capacità umana di trovare forza nella vulnerabilità, bellezza nell'eccentricità e famiglia nell'improbabile. È una celebrazione commovente del potere della solidarietà femminile e della capacità di rinascere dalle proprie ceneri, un capolavoro che continua a risuonare per la sua onestà emotiva e la sua audace visione dell'amore e dell'esistenza.
Attori Principali
Generi
Galleria






Featured Videos
Trailer Ufficiale
Commenti
Loading comments...