All'Ovest Niente di Nuovo
1930
Vota questo film
Media: 0.00 / 5
(0 voti)
Regista
Uno dei primi film ad avvalersi del sonoro l’opera di Lewis Milestone prende spunto dall’omonimo romanzo di Erich Maria Remarque per raccontare l’odissea di un gruppo di amici di nazionalità tedesca che decide di arruolarsi per la Grande Guerra del 15-18. Partiti, come innumerevoli altri coetanei, intrisi di ideali altisonanti plasmati da una propaganda nazionalista e da una retorica romantica sulla guerra – il coraggio, l'onore, il senso della Patria – in realtà i giovani si renderanno presto conto che la Grande Carneficina che alla fine fagociterà anche loro, non ha nulla a che vedere con questi roboanti propositi. Quella che li attende è l'implosione di ogni certezza morale e la lenta, inesorabile erosione dell'anima, la genesi di quella che sarà tragicamente etichettata come la "generazione perduta".
La loro odissea è narrata con occhio disincantato e velatamente amaro, con un retrogusto spiccatamente antimilitarista e pacifista che risuona con il Zeitgeist post-bellico della Repubblica di Weimar, un'epoca di profonda riflessione e di critica feroce alle illusioni del passato. Milestone, con uno sguardo lucido e analitico, privo di qualsiasi retorica eroica, descrive l'orrore della guerra di trincea, la disillusione, la perdita dell'innocenza e la brutalizzazione fisica e psicologica dei soldati. Questo approccio è sorprendentemente affine alla Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività) che stava emergendo nell'arte tedesca di quel periodo, un rifiuto dell'espressionismo per una rappresentazione più cruda e diretta della realtà, senza abbellimenti né idealizzazioni. Il regista non si limita a mostrare gli orrori, ma scava nella patologia sociale e individuale scatenata dal conflitto, esponendo la fragilità della psiche umana di fronte all'orrore sistemico.
La storia segue il percorso di Paul Bäumer e dei suoi compagni, dal momento dell'addestramento, un lavaggio del cervello militaresco impartito da figure autoritarie grottesche e disumane, all'arrivo sul fronte occidentale. L'iniziale entusiasmo e le illusioni di gloria si scontrano presto con la dura realtà della guerra: la morte onnipresente e arbitraria, la paura perenne che si insinua nelle viscere, la fame che affligge il corpo, la sporcizia endemica delle trincee e, forse peggio, la noia devastante delle lunghe attese, punteggiate da improvvise e letali esplosioni di violenza. Milestone, con un realismo crudo e spietato, non esita a mostrare le ferite aperte, le mutilazioni orribili, la sofferenza indicibile dei soldati, senza risparmiare allo spettatore scene di forte impatto emotivo che ancora oggi mantengono la loro agghiacciante potenza, come la scena iconica della mano che spunta dal fango o l'incontro fatale con il soldato francese nella trincea. Il film, attraverso gli occhi di Paul, mette in luce l'assurdità della guerra, la sua intrinseca inutilità e la disumanizzazione che essa produce, trasformando gli uomini in mere pedine di una macchina distruttiva. I dialoghi, asciutti ed essenziali, quasi telegrafici nella loro efficacia, le espressioni dei volti, segnati dalla fatica, dal trauma e da una paura primordiale, contribuiscono a creare un'atmosfera di profondo realismo e di angoscia esistenziale, un grido silente contro l'aberrazione della violenza organizzata.
Un film emozionante per il taglio iper-realista delle inquadrature, per il nevrotico succedersi degli eventi che mimano il caos e la casualità del fronte, per l’inquietante sondaggio delle anime dei protagonisti, che si spogliano delle loro sovrastrutture borghesi per rivelare una brutalità necessaria alla sopravvivenza o una compassione struggente. All'Ovest Niente di Nuovo è un film che ha avuto un enorme impatto sul pubblico e sulla critica, vincendo due premi Oscar (miglior film e miglior regia), un riconoscimento straordinario per un'opera così cupa e disillusa, e diventando un simbolo universale del pacifismo. La sua forza risiede nella capacità di raccontare la guerra dal punto di vista dei soldati semplici, gli ignari burattini di un conflitto che non comprendono, mostrando la loro umanità e la loro sofferenza con una pietas che trascende le bandiere nazionali. Milestone, con uno stile registico innovativo per l'epoca, utilizza il sonoro in modo espressivo e rivoluzionario, non solo per il frastuono assordante delle battaglie, un inferno di esplosioni e grida che immerge letteralmente lo spettatore nel caos bellico, ma anche, e forse in modo ancora più incisivo, per i momenti di silenzio gravido di tensione, interrotto solo dal ticchettio della pioggia o dal respiro affannoso, creando un'esperienza immersiva e coinvolgente che è quasi sensoriale.
L'impatto del film fu tale da scatenare reazioni violente da parte dei movimenti nazionalisti emergenti, in particolare in Germania, dove fu bandito e le sue proiezioni interrotte con la forza dai nazisti, che lo consideravano "antipatriottico" e un oltraggio alla nazione. Questo gesto di censura e intolleranza, culminato persino nel rogo di copie del romanzo di Remarque, non fece altro che cementare lo status del film come opera d'arte cruciale e atto di denuncia politica. Il suo lascito è evidente in opere successive che ne hanno ripreso lo spirito e le tematiche, come il capolavoro di Stanley Kubrick, Paths of Glory (Orizzonti di Gloria), che condivide con Milestone la medesima, implacabile accusa contro l'assurdità della gerarchia militare e l'ipocrisia dei "grandi uomini" della guerra. Il film, ancora oggi, conserva intatta la sua potenza e la sua bruciante attualità, rappresentando non solo un monito contro l'orrore della guerra e la sua ciclica ripresentazione nella storia umana, ma anche una profonda meditazione sulla natura effimera della giovinezza e sull'impatto indelebile del trauma, temi che lo rendono atemporalmente risonante.
Attori Principali
Generi
Paese
Galleria







Featured Videos
Trailer Ufficiale
Commenti
Loading comments...