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Biancaneve e i Sette Nani

1937

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Regista

Quando il disegno animato assurge ad arte. Walt Disney, nel suo primo lungometraggio, congegna un film possente dove i disegni ricalcano sentimenti, emozioni e spiritualità, elevando un medium fino ad allora confinato al puro intrattenimento ludico o a brevi gag comiche a un'espressione narrativa di compiuta complessità drammatica. Fu una scommessa colossale, una "follia di Disney", come la soprannominarono con scetticismo i critici e gli addetti ai lavori, che rischiò il fallimento della sua azienda nell'America del Dopoguerra per inseguire una visione che pochi osavano immaginare. L'animazione, ricercata e fluida, frutto di anni di sperimentazione e di un'inedita e rigorosa formazione degli artisti dello studio – che includeva lo studio del movimento dal vivo tramite rotoscopio, lezioni di recitazione e anatomia – conferisce ai personaggi una vitalità e una espressività straordinarie, facendoli apparire reali e tangibili. Ogni gesto, ogni espressione facciale, dalla grazia eterea e quasi ieratica di Biancaneve alla malevola superbia della Regina, fino alla schietta ingenuità dei Nani, è il risultato di studi approfonditi sull'anatomia umana e sulla psicologia dell'attore, un sincretismo tra illustrazione e messa in scena teatrale che culminò nella rivoluzionaria adozione della telecamera multiplanare. Questo strumento innovativo, capace di creare una profondità di campo senza precedenti e di simulare il movimento in prospettiva, permise di costruire scenari tridimensionali e immersivi, distinguendo "Biancaneve" dalle bidimensionali e statiche produzioni precedenti. La cura dei dettagli, la ricchezza dei colori, applicati con tecniche pittoriche ispirate all'illustrazione europea di fine '800 e ai principi dell'Art Nouveau, la bellezza delle scenografie, che spesso rimandano all'estetica gotica e romantica di artisti come Arthur Rackham e Edmund Dulac, creano un'atmosfera incantevole e immersiva, che trasporta lo spettatore in un mondo di fiaba, un archetipo visivo destinato a plasmare l'immaginario collettivo globale per decenni a venire.

Biancaneve e i sette nani è un film che ha rivoluzionato il modo di fare cinema d'animazione, aprendo la strada a un nuovo genere di intrattenimento che ha saputo conquistare il cuore di generazioni di spettatori. Non solo dimostrò la fattibilità economica di un lungometraggio animato, superando le iniziali riserve di Wall Street, ma stabilì anche un nuovo standard qualitativo, spingendo l'industria verso orizzonti espressivi inesplorati. Fu l'epifania di una forma d'arte che fino ad allora era stata considerata un mero riempitivo per i programmi cinematografici o un divertimento esclusivo per bambini. Oltre al suo valore artistico intrinseco, il film è importante anche per il suo significato culturale profondo. La storia di Biancaneve, tratta dalla fiaba dei fratelli Grimm, è un racconto senza tempo che affronta temi universali come l'amore, l'invidia, la paura, la speranza, e si presta a innumerevoli interpretazioni psicologiche e sociologiche, dalle letture jungiane sugli archetipi dell'Ombra e dell'Animus, alle analisi freudiane del conflitto edipico e della gelosia materna. Disney ha saputo adattare questa fiaba al linguaggio cinematografico, non solo edulcorandone alcuni degli aspetti più crudi e arcaici della versione originale – come la punizione finale della Regina, o i tentativi iniziali della matrigna di uccidere Biancaneve con mezzi più brutali e ripetuti – ma soprattutto amplificandone la dimensione emotiva e alleggerendone il peso con l'introduzione di elementi comici e musicali, rendendola accessibile e risonante per un pubblico globale, e creando un'opera che è entrata a far parte indelebile dell'immaginario collettivo globale. La sua essenza risiede nella dialettica tra l'innocenza pura e la malvagità più insidiosa, tra la luce e l'ombra, un dualismo primordiale che affonda le radici nella mitologia classica e nelle narrazioni popolari, e che Disney rielabora con una chiarezza morale esemplare.

Biancaneve, una giovane e bella principessa, è vittima della crudele matrigna, la Regina, che, ossessionata dalla propria bellezza e tormentata da una vanità patologica, ordina a un cacciatore di ucciderla. Questa fissazione sullo specchio, simbolo della percezione di sé ma anche della prigione dell'ego, preannuncia la parabola distruttiva di un'anima corrosiva che non tollera rivali alla sua auto-percepita perfezione. Il cacciatore, impietosito, la lascia fuggire nel bosco, un limbo liminare tra la civiltà e l'ignoto, un luogo di smarrimento e rinascita, dove Biancaneve trova rifugio nella casetta dei sette nani: Dotto, Brontolo, Gongolo, Pisolo, Mammolo, Eolo e Cucciolo. I nani, personificazioni di virtù e vizi umani, dalla saggezza pratica di Dotto alla burbera ma protettiva fedeltà di Brontolo, ognuno con una personalità distintiva che li rende immediatamente riconoscibili e amabili, inizialmente diffidenti, si affezionano alla dolce Biancaneve, che si prende cura della loro casa e li allieta con il suo canto. Rappresentano una comunità utopica, un rifugio di genuinità e solidarietà in contrasto con la gelida regalità del castello, e la loro dinamica di gruppo è fonte di commedia e calore umano. La Regina, scoperto che Biancaneve è ancora viva tramite lo specchio, che funge da oracolo e rivelatore di verità scomode e ineludibili, si traveste da vecchia mendicante, assumendo l'aspetto grottesco della strega, e le offre una mela avvelenata, il frutto proibito della tentazione e dell'inganno, che la fa cadere in un sonno profondo, una metafora della morte apparente e della transizione verso un nuovo stato. I nani, disperati, la adaggiano in una bara di cristallo, simbolo di purezza e conservazione, ma anche di isolamento e stasi. Un principe, figura archetipica del salvatore e del predestinato, affascinato dalla bellezza di Biancaneve, la risveglia con un bacio d'amore, rompendo l'incantesimo e riaffermando la forza catartica e trasformativa dell'affetto puro e disinteressato. La Regina, sconfitta e preda della sua stessa rabbia cieca, muore precipitando da un dirupo, una caduta vertiginosa che simboleggia la sua rovina morale e fisica, il trionfo della giustizia sul male. Biancaneve viene risvegliata dal suo sonno di morte dal principe e i due partono verso il lieto fine che li attende all'orizzonte, suggellando il trionfo dell'innocenza e della virtù.

Icone memorabili impresse in generazioni di adulti e bambini: lo specchio parlante, simbolo della percezione di sé e della verità impietosa ma anche dell'inquietante onniscienza; il calderone magico della strega, metafora dell'alchimia del male e della trasformazione ingannevole; la danza dei nani, espressione di gioia spontanea e collettiva, emblema della semplicità della vita rurale; la mela avvelenata, archetipo della seduzione letale e del tradimento, un oggetto di bellezza che cela una mortale insidia. Paradigmatica è la perpetua collisione dei due piani etici, bene e male, che diverrà nell’opera di Walt Disney il cardine di ogni opera a venire, una dialettica universale che permea la narrazione e le dà una risonanza atemporale, ben oltre il mero intrattenimento infantile, trasformandola in una lezione morale accessibile e potente. Il film riesce a creare un perfetto equilibrio tra momenti di allegria, di tensione e di commozione, mantenendo sempre alta l'attenzione dello spettatore attraverso un ritmo sapientemente calibrato che alterna la leggerezza delle gag dei nani alla gravità minacciosa delle sequenze della Regina, culminando nel climax drammatico dell'avvelenamento e nel catartico risveglio.

Dal punto di vista tecnico, il film rappresenta un traguardo straordinario, un autentico monumento all'ingegno e alla perseveranza di un team di artisti visionari. L'animazione, realizzata a mano con una dedizione quasi maniacale per il dettaglio e un'attenzione senza precedenti ai principi di "squash and stretch" e "anticipation", è fluida e realistica, raggiungendo un livello di credibilità e dinamismo che non aveva precedenti, e i personaggi sono ricchi di espressività, confermando l'idea di Disney di creare "l'illusione della vita". Le scenografie, ispirate all'arte gotica e romantica, ma anche alle miniature medievali e all'estetica dell'illustrazione fiabesca tedesca, creano un'atmosfera magica e suggestiva, contribuendo a costruire un mondo filmico coerente e visivamente sbalorditivo, dove ogni fondale è una tela dipinta con meticolosa attenzione. La musica, composta con maestria da Frank Churchill e Leigh Harline, con contributi anche di Paul Smith e Larry Morey, è avvolgente e non si limita a un mero accompagnamento, ma è parte integrante della narrazione, con canzoni come "Heigh-Ho" e "Someday My Prince Will Come" che sono diventate veri e propri standard, contribuendo a creare l'atmosfera fiabesca e a connotare emotivamente ogni scena, guidando lo spettatore attraverso le diverse fasi della storia.

Il film ha vinto un premio Oscar onorario per "l'innovazione nello spettacolo cinematografico", un riconoscimento speciale, conferito con sette piccole statuette degli Oscar a simboleggiare i sette nani, che sottolineava non solo il coraggio produttivo ma anche il salto qualitativo compiuto dall'animazione, legittimandola come forma d'arte meritevole di plauso accademico. Ha ottenuto, nel corso del tempo, uno straordinario successo di pubblico, diventando uno dei film con i maggiori incassi di sempre, un fenomeno culturale che ha dimostrato al mondo il potenziale inespresso del cinema d'animazione come forma d'arte seria e come potente veicolo narrativo. L'opera disneyana, pur con le sue specificità e i suoi adattamenti che ne ammorbidiscono le asprezze e ne enfatizzano gli aspetti sentimentali e morali positivi, si inserisce perfettamente nel concetto di fiaba descritto da Vladimir Propp nel suo saggio "Morfologia della Fiaba", dimostrando la validità universale di questo schema narrativo. Ogni "funzione" proppiana – dall'allontanamento dell'eroe (Biancaneve) alla comparsa dell'antagonista (la Regina), dal soccorso dei nani (i "donatori" e "aiutanti") al bacio salvifico del principe (l'intervento del "salvatore") – trova in "Biancaneve" una declinazione esemplare, certificando la perfezione narrativa del concetto di Fiaba e i suoi ineludibili meccanismi di intrattenimento, che risuonano con le aspettative del pubblico. Il lascito di "Biancaneve e i Sette Nani" è incalcolabile: ha non solo fondato un impero, ma ha anche elevato un'arte, dimostrando che la magia del racconto può, attraverso il disegno animato, toccare le corde più profonde dell'animo umano, con una risonanza che perdura immutata a decenni di distanza, superando le barriere generazionali e culturali.

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