Frankenstein
1931
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Regista
Il Frankenstein di James Whale è un’autentica icona del cinema horror, e in senso lato della letteratura tout court. Un'opera che ha segnato la storia del cinema, vergano a fuoco l'iconografia horror e dando vita a un'icona culturale che continua a esercitare il suo fascino a distanza di decenni. Non è un caso che il volto tragico e grottesco della Creatura, scolpito dall'ingegno di Jack Pierce e animato dalla straziante performance di Boris Karloff, sia diventato immediatamente riconoscibile, trascendendo il genere per radicarsi nell'immaginario collettivo come archetipo dell'alterità e della paura primordiale. Tratto dal romanzo gotico di Mary Shelley, il film esplora temi profondi e universali come la sfida dell'uomo ai limiti della natura, la responsabilità della scienza, il conflitto tra creatore e creatura, la paura del diverso. Whale, con la sua sensibilità visionaria e il suo talento per il macabro, crea un'atmosfera di suspense e di terrore, dando vita a un mostro indimenticabile, incarnato dalla straordinaria interpretazione di Boris Karloff il quale infuse nel mostro ogni singola stilla della sua arte ottenendo una creatura inquietante, divenuta parte dell’immaginario di noi tutti. La sua gestualità stentata, gli occhi vacui ma al contempo pieni di un'innocenza violata, e il lamento gutturale contribuirono a elevare il personaggio oltre la semplice minaccia, rendendolo un'incarnazione del pathos e della solitudine.
Il dottor Henry Frankenstein, un giovane scienziato ambizioso e ossessionato dall'idea di sconfiggere la morte, riesce a creare un essere vivente assemblando parti di cadaveri. La sua ricerca ossessiva della conoscenza, che richiama il mito prometeico e il Faust goethiano, lo spinge a violare ogni limite etico e naturale, inaugurando un archetipo dello "scienziato pazzo" che avrebbe popolato la cinematografia successiva. Ma la sua creatura, dotata di una forza sovrumana ma anche di un'innocenza infantile, si rivela presto un essere incontrollabile, capace di seminare il panico e la morte nel piccolo villaggio dove viene creato. Whale, con una regia sapiente, alterna momenti di suspense a scene di grande impatto emotivo, come l'incontro tra il mostro e la bambina Maria, che si conclude tragicamente. Questa sequenza, pur essendo stata pesantemente censurata all'epoca per la sua crudezza implicita – la morte della bambina è solo suggerita e non mostrata esplicitamente – rimane uno dei vertici emotivi e narrativi del film, sigillando il destino del Mostro come reietto e condannato, non per intrinseca malvagità ma per la sua stessa esistenza inconcepibile per la società umana. L'uso magistrale del bianco e nero, delle luci e delle ombre, delle scenografie gotiche, profondamente influenzate dall'Espressionismo tedesco e dai suoi mondi distorti alla Gabinetto del Dottor Caligari, contribuisce a creare un'atmosfera di mistero e di terrore, dove lo spettatore non ha approdi sicuri e si trova immerso in un empasse narrativo di continua sospensione, di attesa e impoderabilità. L'ombra del mostro che si staglia minacciosa, o il bagliore distorto degli esperimenti elettrici, sono elementi visivi che penetrano la psiche, evocando un disagio più profondo della semplice paura fisica.
Frankenstein può essere considerato l'archetipo del genere Body Horror, pur anticipandone le manifestazioni più esplicite di decenni. La scena in cui il dottor Frankenstein assembla il corpo del mostro da parti di cadaveri è una sequenza fondamentale per il genere, ancorché mostrata con la pudicizia dettata dal codice Hays. L'idea stessa di un corpo costruito artificialmente, con parti non corrispondenti cucite insieme e rianimate da una forza elettrica quasi blasfema, è un concetto disturbante che anticipa molte delle immagini grottesche che saranno caratteristiche del genere, trovando eco in opere future come La Mosca di Cronenberg o La Cosa di Carpenter, dove la metamorfosi e la violazione della forma corporea sono centrali. Il mostro di Frankenstein, con la sua pelle cucita, gli elettrodi nel collo e l'espressione vacua, è un'immagine inquietante che gioca sulla paura della deformità fisica e dell'alterazione del corpo umano, ma anche sull'angoscia esistenziale della creazione senza controllo. Il suo aspetto mostruoso è una rappresentazione visiva del trauma della creazione e della violazione delle leggi della natura, un ammonimento sulla hybris scientifica. In Frankenstein, il corpo non è solo un oggetto di orrore, ma diventa esso stesso una fonte di orrore, e al contempo un veicolo di compassione. La creatura, con la sua forza sovrumana e la sua imprevedibilità, rappresenta una minaccia fisica per gli altri personaggi, ma anche un simbolo di ciò che accade quando il corpo umano viene manipolato e trasformato in qualcosa di innaturale. Anche se il film non mostra trasformazioni fisiche esplicite come quelle che si vedranno in seguito nel body horror, l'idea stessa della creazione di un essere vivente da materia morta implica una trasformazione radicale e inquietante del corpo. Il film suggerisce che la manipolazione del corpo può portare a conseguenze orribili e imprevedibili, una lezione che risuona ancora oggi in un'epoca di avanzamento biotecnologico senza precedenti. Interessante infine l’uso che Whale fa della cinepresa nell’avvicinarsi al Mostro, nervosi campi lunghi alternati a fugaci primi piani assemblano un senso d’inquietudine crescente nello spettatore, una tecnica che fonde la tensione psicologica con la rappresentazione visiva dell'alterità. Un'opera dunque di raffinata fattura con accorto e sapiente uso di una tecnica registica sapientemente sintonizzata sulla narrazione, che eleva il film ben oltre i confini del semplice intrattenimento di genere. La sua influenza è innegabile, avendo plasmato non solo l'horror, ma il modo stesso in cui percepiamo il rapporto tra scienza, umanità e mostruosità.
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