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La Leggenda di Robin Hood

1938

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Curtiz co-dirige questo primo film a colori della Warner Bros con l’amico Keighley. Questa peculiare co-direzione, nata anche dalla necessità di gestire un progetto di così vasta portata e complessità tecnica, vide Keighley avviare le riprese e stabilire il tono iniziale, mentre Curtiz, con la sua proverbiale energia e il suo occhio per l'azione e la drammaticità, subentrò per infondere alla pellicola quella dinamica e quel ritmo incalzante che sarebbero diventati il suo marchio di fabbrica. Per impersonare l’eroe britannico viene scelto Errol Flynn, attore a inizio carriera ma già travolto da un clamoroso successo grazie a film come Capitan Blood o La Carica dei 600. La sua ascensione a star di prima grandezza, quasi meteora nel firmamento hollywoodiano, fu sapientemente orchestrata dalla Warner, che vedeva in lui l'incarnazione perfetta dell'avventuriero romantico e scanzonato, un'immagine costruita su misura per contrastare le figure più malinconiche o introverse di altri studios e per offrire al pubblico un necessario escapismo in un decennio dominato dalla Grande Depressione. Il risultato di questa mirabile sinergia di talenti – la visione produttiva della Warner, l'estro registico di Curtiz e il carisma esplosivo di Flynn – è uno dei primi grandi film epici della storia della cinematografia, un'opera che trascende il mero intrattenimento per assurgere a mito fondativo del genere.

La pellicola, pionieristica nell'utilizzo del Technicolor a tre strisce, esibisce una maestria tecnica notevole che è essa stessa parte integrante della narrazione. L'adozione di questa tecnologia all'avanguardia non fu una mera scelta estetica, ma una decisione coraggiosa che impose sfide produttive immense, dalla gestione dell'illuminazione, che richiedeva una quantità di luce inimmaginabile per il bianco e nero e che dava ai colori una profondità quasi irreale, alla calibrazione delle tinte, che dovevano apparire vividi ma mai stridenti. Il risultato è una tavolozza cromatica sontuosa e vibrante: i verdi lussureggianti della foresta di Sherwood contrastano con i rossi scintillanti dei costumi dei nobili, l'oro regale e il blu cobalto dei cieli, creando un impatto visivo quasi pittorico che richiamava in parte le illustrazioni dei romanzi d'avventura e le miniature medievali. Le scenografie fastose, ideate con una grandiosità quasi operistica dal reparto artistico della Warner e i costumi elaborati, disegnati con un'attenzione maniacale al dettaglio pur nella loro stilizzazione hollywoodiana, non sono solo fondali, ma elementi attivi che contribuiscono a costruire un mondo di fiaba e avventura. Le coreografie di combattimento, orchestrate con una precisione quasi ballettistica dal maestro d'armi Fred Cavens e dirette da Curtiz con un'energia mozzafiato, definirono uno standard per gli scontri corpo a corpo nel cinema d'azione, in particolare la celebre sequenza della spada tra Flynn e Basil Rathbone (nel ruolo dello spietato Sir Guy di Gisbourne), un duello che rimane un'icona per la sua velocità e precisione. La foresta di Sherwood, resa con una fotografia suggestiva che gioca sapientemente con luci e ombre, diviene un microcosmo leggendario, un santuario verde dove si dispiega non solo la lotta fisica, ma anche quella ideale di Robin Hood e dei suoi uomini contro l'oppressione, un rifugio per la libertà in un mondo dominato dalla tirannia.

Flynn, con la sua presenza scenica magnetica e il suo carisma irresistibile, incarna l'archetipo dell'eroe romantico e ribelle con una naturalezza disarmante. Il suo Robin Hood non è un personaggio cupo o tormentato, ma un uomo di raffinata eleganza e spirito gioviale, le cui azioni, per quanto fuori legge, sono sempre animate da un senso innato di giustizia e da una profonda lealtà verso il suo re legittimo e il popolo. Egli diviene un paladino della giustizia sociale, un precursore di quel "ladro gentiluomo" che popolava la letteratura popolare, e la sua lotta contro la tirannia del Principe Giovanni e dello Sceriffo di Nottingham risuonava potentemente in un'epoca, la fine degli anni Trenta, in cui il mondo si affacciava a nuove e inquietanti forme di autoritarismo. Il film, pur nella sua veste fiabesca e avventurosa, veicola messaggi di ribellione all'ingiustizia, di solidarietà tra gli oppressi e di speranza nel trionfo del bene, temi universali che garantiscono la sua eterna attualità.

In Inghilterra, mentre Re Riccardo Cuor di Leone è impegnato nelle Crociate, il suo perfido fratello Giovanni usurpa il trono e opprime il popolo con tasse ingiuste. Il nobile sassone Robin di Locksley si ribella e, bandito dal principe Giovanni, si rifugia nella foresta di Sherwood, diventando il leggendario Robin Hood. Con la sua banda di allegri fuorilegge, tra cui Little John, fratello Tuck e Will Scarlett, Robin ruba ai ricchi per dare ai poveri, sfidando l'autorità di Giovanni e del suo spietato sceriffo di Nottingham. La narrazione procede con un ritmo incalzante, punteggiata da scene d'azione spettacolari e momenti di leggerezza e humour, perfettamente bilanciati dalla tensione romantica che si sviluppa tra Robin e Lady Marian. La loro relazione non è immediata: inizia con una reciproca diffidenza, quasi una sfida intellettuale e di volontà, prima di trasformarsi in un amore profondo e risoluto. Lady Marian, interpretata da una Olivia de Havilland di rara grazia e determinazione, non è una semplice damigella in pericolo, ma una figura femminile forte e indipendente, che evolve da scettica osservatrice a fervente alleata di Robin, incarnando a sua volta una forma di ribellione all'ordine costituito e alla corruzione morale della corte. Questo dinamismo aggiunge uno strato di complessità emotiva a una trama già ricca di avventura. La lotta contro l'oppressione culmina in un emozionante torneo di tiro con l'arco e in un'epica battaglia finale, che vedrà il ritorno di Re Riccardo e il trionfo della giustizia. Robin Hood, finalmente libero e riabilitato, potrà sposare la sua amata Marian e vivere felicemente nella foresta di Sherwood.

Il film, celebrato per laua spettacolarità e il suo valore artistico intrinseco, ha riscosso un enorme successo di pubblico e critica, cementando la posizione della Warner Bros come studio leader nel genere d'avventura. Le tre statuette Oscar ricevute – per la miglior scenografia, per il miglior montaggio e, in particolare, per la miglior colonna sonora – testimoniano la perfezione raggiunta in ogni reparto tecnico e creativo. La musica di Erich Wolfgang Korngold, vera e propria colonna portante dell'opera, non è un mero accompagnamento, ma un elemento narrativo essenziale che esalta l'azione, sottolinea le emozioni e conferisce epicità a ogni singola scena, con i suoi leitmotiv memorabili che anticipano la grandezza delle future partiture sinfoniche del cinema. La sua influenza sul cinema d'avventura è stata profonda e duratura, configurandosi come un modello inarrivabile. Registi come Ridley Scott con Il gladiatore hanno attinto alla sua grandezza visiva e alla sua enfasi sull'eroismo individuale contro la tirannia, mentre Peter Jackson con Il Signore degli Anelli ha mutuato la sua capacità di costruire mondi epici e coinvolgenti, dove la lotta tra bene e male si dispiega in paesaggi maestosi. Anche film come Braveheart di Mel Gibson e la saga dei Pirati dei Caraibi di Gore Verbinski devono molto all'energia inesauribile, al romanticismo ardente e alla sensazione di libertà scavezzacollo che pervade il Robin Hood di Curtiz, dimostrando come la sua estetica avventurosa sia divenuta un archetipo globale. Il suo eroe è l’archetipo stesso di ogni Robin Hood, trasfigurato iconicamente nei lineamenti scattanti di Errol Flynn, nel suo portamento impavido, nei suoi movimenti acrobatici che sembrano sfidare le leggi della fisica, nel suo possente e gioioso stare in scena che irradia vitalità. Ogni versione di Robin Hood che verrà dopo pagherà un pesante tributo a questo patrimonio inestimabile dell'immaginario collettivo, non riuscendo mai totalmente a divincolarsi dal retaggio estetico e narrativo di questo capolavoro seminale, un faro nel genere avventuroso che continua a risplendere immutato nel tempo.

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