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La Signora del Venerdì

1940

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Tratto da una commedia di successo, The Front Page del duo MacArthur – Hecht, questo film nasce indiscutibilmente sotto una buona stella, distaccandosi audacemente dalla sua matrice teatrale e dalle precedenti trasposizioni cinematografiche. Se la versione del 1931 di Lewis Milestone già esaltava la frenesia e il cinismo del mondo giornalistico, è la geniale intuizione di Howard Hawks – quella di trasformare il caporedattore Hildy Johnson in una donna, affidandole il volto e lo spirito vivace di Rosalind Russell – a imprimere alla pellicola una dinamica completamente nuova, trasformando la rivalità professionale in una vertiginosa commedia romantica.

In primo luogo perché dietro la cinepresa c’è Howard Hawks, maestro di un cinema garbato, intelligente e sempre sobriamente ironico, la cui filmografia intera è un testamento all'eleganza della regia invisibile, capace di distillare la più complessa interazione umana in sequenze di apparente naturalezza. La sua predilezione per i personaggi fortemente professionali, spesso immersi in mondi maschili ma poi sconvolti dall'irruzione di figure femminili altrettanto competenti e volitive, trova qui una delle sue espressioni più alte, quasi un manifesto di quella "screwball logic" che vede l'amore sbocciare tra scintille di arguzia e una sana dose di caos. In secondo luogo perché si avvale della partecipazione di Cary Grant, l’attore che più di ogni altro seppe incarnare lo spirito della commedia brillante hollywoodiana traducendola in gestualità, modo di apparire e recitazione. Il suo Walter Burns è l'apice della sua maschera comica: un uomo affascinante, manipolatore e irresistibilmente carismatico, che incarna la quintessenza del 'tipo Hawksiano' – un professionista ossessivo il cui mondo viene piacevolmente sovvertito da una donna che è sua pari intellettuale e passionale.

Hawks dirige Cary Grant e Rosalind Russell in un vortice di situazioni comiche e battute fulminanti, creando un'opera che ancora oggi diverte e sorprende per la sua modernità, non solo per la sua esilarante precisione ma per la sua acuta comprensione delle dinamiche di potere e attrazione. Il film è un perfetto esempio di screwball comedy, un genere che ha saputo catturare lo spirito libero e anticonformista degli anni '30, emersa come un balsamo esilarante in un'America prostrata dalla Grande Depressione. Caratterizzato da personaggi eccentrici, trame intricate che spesso deragliano in un caos controllato, e dialoghi effervescenti, la screwball comedy fungeva da veicolo per esplorare – e sovvertire – le rigide convenzioni sociali dell'epoca. In film come Accadde una notte o L'orribile verità, si assiste a una rinegoziazione dei ruoli di genere, con figure femminili forti e indipendenti che sfidano l'autorità maschile, spesso con risultati esilaranti. La signora del venerdì eleva questa formula, fondendo la battaglia dei sessi con una serrata competizione professionale, rendendo la posta in gioco doppiamente avvincente.

La signora del venerdì è un film che si distingue per la sua energia contagiosa, per la sua capacità di far ridere a crepapelle e per la sua rappresentazione ironica e dissacrante del mondo del giornalismo, un ambiente che Hawks conosceva bene e che dipinge con un misto di affetto e impietosa lucidità.

La trama ruota attorno a Walter Burns, direttore di un importante giornale di Chicago, e alla sua ex moglie Hildy Johnson, una giornalista di talento che ha deciso di lasciare il lavoro e di risposarsi con un uomo "normale", che non sia cioè vincolati a ritmi esasperati e ad orari di lavoro impossibili. Ma Walter, il cui genio manipolatorio è pari solo al suo indiscusso fiuto per la notizia, non è disposto a perdere Hildy, sia come giornalista – consapevole della sua insostituibile acutezza e della sua prosa tagliente – che come donna, unico essere capace di tenergli testa con pari intelligenza e sarcasmo. Con astuzia e senza scrupoli, la coinvolge in un caso di omicidio sensazionale, il cui sapore di scandalo è troppo ghiotto per una penna del calibro di Hildy, facendola tornare a lavorare per lui e impedendole di partire con il suo nuovo fidanzato, il prosaico Bruce Baldwin, il cui candore bonario è destinato a scontrarsi con la vorticosa realtà del quotidiano. Tra inseguimenti, interviste esclusive e colpi di scena che si susseguono a un ritmo vertiginoso, Walter e Hildy si ritrovano a collaborare, a litigare e a riscoprire non solo la loro irresistibile attrazione reciproca, ma anche quella indissolubile connessione intellettuale e professionale che li rende perfetti l'uno per l'altra, quasi un'entità simbiotica in cui la vita privata si fonde e confonde con l'adrenalina della sala stampa.

Il film è un susseguirsi inarrestabile di situazioni comiche e dialoghi brillanti, che mettono in luce la competitività, il cinismo sferzante e, in fondo, l'indissolubile affetto che legano i due protagonisti. È una commedia scoppiettante, dal ritmo talmente perfetto da rasentare la vertigine, dove il mezzo sorriso si stempera in divertita risata con una naturalezza disarmante. In questa delicatissima operazione, il merito va primariamente ai dialoghi serrati, velocissimi, quasi pirotecnici, dove un gioco dialettico di botta e risposta diviene il cardine pulsante dell’intera opera. Hawks, con la sua ineguagliabile maestria nel timing comico, dosa pause, accelerazioni e battute a sorpresa per ottenere il massimo effetto, ma soprattutto spinge l'acceleratore sulla tecnica del overlapping dialogue – una vera e propria rivoluzione per l'epoca. I personaggi si parlano addosso, si interrompono a vicenda con una verosimiglianza sorprendente, si contraddicono con foga e arguzia, creando non solo un vortice di confusione esilarante ma anche un senso di realismo e urgenza che proietta lo spettatore direttamente nel cuore pulsante della sala stampa. Non è solo rapidità, è densità: si stima che la pellicola vanti uno dei tassi di parole al minuto più alti nella storia del cinema classico, quasi il doppio di una normale commedia dell'epoca. Questa incessante raffica verbale, che trasforma l'alternanza dialettica in una vera e propria "danza verbale" in cui i personaggi si sfidano a colpi di battute fulminanti e di arguzia, è la chiave di volta del genio Hawksiano, che attraverso il mero linguaggio ci rivela la straordinaria intelligenza e l'incontenibile vitalità dei suoi protagonisti. Il botta e risposta non è mai fine a se stesso; è spesso alla base di equivoci e fraintendimenti che generano situazioni comiche esilaranti, ma è anche il motore che spinge la trama in avanti, un veicolo per la rivelazione dei caratteri e per la progressione della relazione tra Walter e Hildy.

Mediante tutta questa logorrea scintillante e questa coreografia verbale impeccabile, Hawks mette in scena non solo una farsa ma una satira pungente e ancora incredibilmente attuale del mondo del giornalismo. Ne svela i ritmi frenetici, la sua competitività spietata, l'etica spesso elastica e l'ineludibile tendenza al sensazionalismo, dove la notizia è una merce da vendere e la verità è spesso plasmabile in base alla tiratura. La pellicola non esita a gettare uno sguardo cinico anche sulla corruzione e sull'ipocrisia del mondo politico e giudiziario, mostrando come i rappresentanti delle istituzioni siano spesso più interessati al potere e ai propri interessi personali che al bene comune, e come la giustizia possa essere facilmente influenzata dal clamore mediatico e dall'opportunismo. Il caso di Earl Williams, il condannato a morte, diventa così non solo un pretesto narrativo, ma un simbolo della manipolabilità dell'opinione pubblica e dell'ingranaggio cinico che si cela dietro le quinte della "cronaca nera". La signora del venerdì trascende il mero intrattenimento comico per diventare un commento incisivo sulla natura umana e sulla società, un'opera che, con la sua allegria sfrenata, nasconde una profonda riflessione sulla verità, sul potere e sulle complesse dinamiche che regolano le nostre vite. E proprio l'abilità di Hawks nel gestire con virtuosismo i dialoghi, nel tessere una trama avvincente a rotta di collo e nel creare un'atmosfera di brillante confusione verbale fa di quest'opera non solo un classico intramontabile della commedia americana, ma una lezione di cinema e di vita, un raggio di luce sulla capacità dell'arte di divertire mentre istiga al pensiero critico.

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