L'Appartamento
1960
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Regista
La premiata coppia Jack Lemmon e Billy Wilder costruisce questo autentico capolavoro della commedia, una sinfonia agrodolce che travalica i generi per approdare a una satira sociale di pungente attualità. Il loro sodalizio artistico, già consacrato da gemme come A qualcuno piace caldo, trova ne L'Appartamento (originale The Apartment) la sua espressione più matura e forse dolorosa, dimostrando una rara capacità di danzare sul confine tra il riso amaro e la tragedia umana.
L’ambizioso signor Baxter, interpretato con una maestria camaleontica da Jack Lemmon, trova un modo redditizio per scalare i vertici della sua azienda, la Consolidated Life Insurance: cedere ai suoi capi il suo appartamento per le scappatelle clandestine. Questa premessa, che appare a prima vista come una farsa brillante, si rivela ben presto un lucido ritratto della moralità compromessa nell'America corporativa degli anni '60, un'epoca di apparente benessere economico che celava un profondo vuoto etico. L'appartamento non è solo un set, ma un personaggio muto, un testimone silenzioso e implicato di bassezze e disillusioni, un crocevia di solitudini e menzogne.
Naturalmente arriverà una donna a complicare il delicato equilibrio, una frattura poetica nel meccanismo di autodistruzione del protagonista. Baxter è un uomo senza affetti: non ha una ragazza, non ha familiari. Vive la sua tranquilla vita da scapolo, scandita dalla routine e da cene solitarie, la sua esistenza grigia riflessa nella sua stessa, quasi invisibile, presenza negli ingranaggi dell'ufficio. Eppure, sotto questa patina di mansuetudine e opportunismo, cova un desiderio autentico di connessione. Un giorno, spinto da una scintilla inattesa, trova il coraggio di invitare a cena la ragazza del suo condominio che incontra sempre in ascensore.
La vita gli mette di fronte un possibile amore, autentico e redentivo, da un lato e la possibilità di fare carriera dall’altro, un bivio morale che definisce la parabola del suo personaggio. Questo conflitto è il cuore pulsante del film, un dilemma universale tra l'anima e il successo materiale. Lemmon incarna magnificamente il passaggio dalla rassegnazione servile alla ribellione dignitoosa, un uomo che impara a dire di no, anche a costo di perdere tutto. La sua performance, un mix di commedia fisica e pathos straziante, fu talmente influente che divenne il prototipo dell'antieroe moderno, l'uomo comune schiacciato dagli ingranaggi di un sistema più grande di lui.
Spassoso e intelligente anche il personaggio del capo di Baxter, Jeff D. Sheldrake, interpretato da un ottimo Fred MacMurray: un uomo combattuto tra una moglie che non ama e un divorzio che non vuole affrontare. MacMurray, qui in un ruolo che lo riscatta dalle sue precedenti interpretazioni di eroe romantico per riscoprirlo ambiguo e meschino come nel noir La fiamma del peccato, è il perfetto archetipo del potere corrotto, la personificazione della superficialità e dell'ipocrisia che Baxter ambisce (o ambiva) a raggiungere. Il suo cinismo è tanto più efficace quanto più è presentato con una pacata, quasi indifferente, brutalità.
Da citare la presenza scenica di Shirley MacLaine nel ruolo della “ragazza dell’ascensore”, Fran Kubelik, come al solito sobria e irriverente in egual misura. MacLaine infonde in Miss Kubelik una vulnerabilità disarmante e una resilienza sorprendente. Non è la tipica damigella in pericolo, ma una donna ferita che cerca la propria dignità in un mondo che sembra volerla solo sfruttare. La sua chimica con Lemmon è palpabile, un'alchimia che trascende la classica dinamica romantica per toccare le corde della comprensione reciproca e dell'accettazione delle reciproche fragilità. La famosa battuta finale, "Shut up and deal," non è solo una chiusura comica, ma la sintesi perfetta di due anime gemelle che trovano conforto non nell'idealizzazione romantica, ma nella pragmatica accettazione della loro comune imperfezione e solitudine.
Girato in un meraviglioso bianco e nero da Joseph LaShelle, Wilder è interessato a presentarci nel migliore dei modi il vero protagonista del film: l’appartamento. Il nero e bianco non è una mera scelta estetica, ma un potente strumento narrativo che sottolinea il contrasto tra la fredda illuminazione fluorescente degli uffici e le ombre intime e claustrofobiche dell'appartamento, che da rifugio per le scappatelle si trasforma lentamente, quasi impercettibilmente, in un simbolo di redenzione e speranza. Le sue dimensioni modeste e la sua arredamento sobrio riflettono la vita stessa di Baxter, un palcoscenico intimo dove si consumano le commedie e i drammi della vita moderna. La macchina da presa di Wilder, mai invadente ma sempre acuta, esplora gli spazi come se fossero estensioni psicologiche dei personaggi, rivelando la loro solitudine anche nella folla di Manhattan.
Nel complesso un’opera brillante e teatrale, un altro grande film partorito dal genio di Billy Wilder, che si conferma maestro insuperabile nell'arte di intrecciare il sarcasmo più affilato con una profonda e toccante umanità. L'Appartamento non è solo una commedia romantica, ma una potente critica sociale, un dramma sui costi del successo e sulla ricerca, spesso vana, della felicità in un mondo disumanizzante. La sua capacità di far ridere e riflettere contemporaneamente, di toccare corde universali con una leggerezza apparente e una profondità sorprendente, ne fa un classico intramontabile, un faro nella storia del cinema che continua a illuminare le contraddizioni della condizione umana con la sua luce agrodolce e inconfondibile.
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