L'Ultimo Spettacolo
1971
Vota questo film
Media: 0.00 / 5
(0 voti)
Regista
Bogdanovich travalica (finalmente, verrebbe da dire) il sillogismo hollywoodiano “problema-soluzione-happyend” per narrare una vicenda di disagio morale, psicologico, economico. In un’epoca in cui la "New Hollywood" cominciava a decostruire le impalcature narrative consolidate, L'Ultimo Spettacolo si erge come una pietra miliare, segnando un’acuta disamina dell'animo americano ben oltre gli schemi rassicuranti. L'allievo prediletto di Orson Welles, critico cinefilo votato alla riscoperta dei maestri classici, qui dimostra una maturità autoriale sorprendente, non rinnegando le radici profonde del cinema americano – si pensi alla cristallina purezza delle inquadrature, un omaggio non celato a John Ford o Howard Hawks – ma rileggendole attraverso una lente di malinconia crepuscolare e disincanto esistenziale. È un film che si posiziona sulla soglia, un epilogo annunciato di un’innocenza perduta, un canto funebre per un’America rurale che si sbriciola sotto il peso della propria inerzia e delle promesse mai mantenute.
Una lenta disgregazione di ogni valore dove la decadenza è essa stessa oggetto di anatomia scarnificante e assurge a fulcro semantico del messaggio. Non è solo il declino morale dei suoi abitanti a essere messo sotto la lente d'ingrandimento, bensì un affresco più ampio di un’America provinciale che si sfalda, priva di orizzonti e di speranza. La chiusura dell’unico cinema del paese, evento apparentemente marginale, diviene metafora pregnante: non si spegne solo la luce del proiettore, ma l’ultima scintilla di un’illusione collettiva, la capacità di sognare, di evadere dalla piatta realtà. È il crepuscolo di un’era, un lento e inesorabile sprofondare in un baratro di solitudine e assenza di scopo, un lamento visivo e sonoro che riecheggia la disillusione post-bellica, l'ombra lunga di un "sogno americano" che si rivela un miraggio nel deserto texano.
La storia è ambientata in una cittadina della sperduta provincia del Texas, all’inizio degli anni ’50. Una scelta di setting non casuale, ma profondamente intrisa del realismo ruvido e malinconico tipico dello scrittore Larry McMurtry, autore del romanzo da cui il film è tratto. Archer City, il vero nome del luogo dove Bogdanovich scelse di girare, diviene il topos archetipico della provincia americana in disarmo, un universo in bianco e nero che, lungi dall'essere una mera scelta stilistica per evocare l’epoca, è la traduzione visiva di uno stato d'animo, un grigiore esistenziale che annulla il colore della speranza. Il direttore della fotografia Robert Surtees dipinge con maestria un paesaggio emotivo arido, dove il vento soffia tra le vie polverose e le anime errano senza meta, prigioniere di un ciclo di insoddisfazione e vana attesa. La macchina da presa si fa occhio disincantato, quasi antropologico, indagando la desolazione di un mondo che ha smesso di evolvere.
Sonny è un uomo sopraffatto dagli eventi, che cerca di sopravvivere alla noia della vita di provincia. La sua figura non è quella dell'eroe classico, ma piuttosto di un anti-eroe passivo, un Ulisse senza meta che vaga nel proprio labirinto interiore. Il suo è un peregrinare esistenziale tra le rovine di un mondo che sta sparendo, un'eco delle figure desolate che popolano il cinema neorealista italiano o la Nouvelle Vague francese, ma qui calate nel cuore di una provincia americana che ribolle di frustrazioni represse. Sonny incarna la giovinezza perduta, l'incapacità di afferrare un futuro quando il presente è un pantano e il passato un ricordo sbiadito.
Prenderà in mano un cinema locale con alterne fortune, passerà da un’amante disillusa all’altra, coltiverà un’amicizia unilaterale con un ritardato mentale. Ognuna di queste relazioni è una scheggia narrativa che illumina la futilità del tentativo di Sonny di sfuggire alla sua condizione. Il cinema, più che un'attività, è un relitto, un cimitero di sogni interrotti. Le sue relazioni affettive, dalla sofisticata e fragile Ruth Popper – interpretata con una commovente dignità da Cloris Leachman, che le valse un Oscar – alla viziata e superficiale Jacy Farrow, rivelano un'inettitudine emotiva diffusa. Con Ruth, Sonny cerca un surrogato di maturità, un abbraccio in un'anima altrettanto ferita, ma il loro legame è destinato a languire, mero antidoto momentaneo alla solitudine. Con Jacy, figlia della borghesia locale e simbolo di un'ambizione vuota, si consuma l'illusione di una possibile fuga, di un amore da romanzo che si rivela nient'altro che una performance perversa e narcisistica. E poi c'è Billy, il ragazzo con deficit cognitivi, un puro di cuore la cui esistenza innocente e tragico destino (un evento che commuove senza patetismi, ma con la crudeltà secca del fato) fungono da catalizzatore, scuotendo Sonny dalla sua torpore e rivelando la brutalità intrinseca di un ambiente incapace di proteggere la fragilità. Billy, l'ultimo eidolon di una genuinità incontaminata, è sacrificato sull'altare di un mondo cinico e indifferente, rendendo palpabile la violenza silenziosa della provincia.
Dietro Sonny intravediamo l’ombra inquieta e acuta di Bogdanovich che spinge il suo talento registico fino a disegnare l’essenza stessa dello spirito inquieto che anima il suo anti-eroe, denudandolo e infine glorificandolo con malcelata ironia. Non è ironia sprezzante, bensì un umorismo intriso di un’empatia quasi dolorosa, la consapevolezza acuta che in questa galleria di personaggi sconfitti e irrisolti risiede una verità universale sulla condizione umana. Il film è un epitaffio visivo, un inno funebre sussurrato che, lungi dall'essere didascalico, si adagia nell’anima dello spettatore, lasciando un’eco persistente di desolazione e bellezza. È la malinconia di un autore che guarda ai suoi personaggi con un affetto dolente, un padre che osserva i suoi figli crescere in un mondo senza speranza, ma trova comunque, nella loro ostinata e vana lotta per un barlume di felicità, una forma di grandezza silenziosa e toccante.
Attori Principali
Generi
Paese
Galleria






Featured Videos
Trailer Ufficiale
Commenti
Loading comments...