M.A.S.H.
1970
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Regista
Altman, in piena guerra in Vietnam, infonde il suo impegno in una farsa antimilitarista che fece scalpore per il suo approccio ilare e scanzonato ad un tema così delicato. È un’opera che incarna in modo esemplare l'essenza del controculturale fermento americano di fine anni '60, veicolando una critica feroce all'autorità e alla brutalità della guerra non attraverso proclami didascalici, ma per mezzo di un'anarchia irresistibile e un'ironia corrosiva. Il suo virtuosismo si manifesta nell'uso audace del zoom, che qui non è mero artificio tecnico ma strumento diegetico per catapultare lo spettatore nel caos febbrile del 4077° MASH. E ancora, il suo marchio di fabbrica, i dialoghi sovrapposti, creano una cacofonia orchestrata che riflette la disorganizzazione mentale e l'anarchia emotiva dei personaggi, un crogiolo sonoro che anticipa l'immersione acustica di opere come Nashville o Gang.
Il pacifismo di fondo sale non già da una stereotipata tensione drammaturgica ma da un sovvertimento del rigido ordinamento militare attraverso i suoi stessi elementi che lo determinano. Non si tratta di una comicità facile o consolatoria, bensì di un umorismo nero, abrasivo, che funge da meccanismo di difesa contro l'indicibile orrore quotidiano. È la risata che nasce dalla disperazione, un grido catartico contro l'assurdità della morte inflitta e subita. Questo approccio è radicalmente diverso dalla satira bellica più didascalica o apertamente allegorica, come il geniale Dottor Stranamore di Kubrick; qui la critica non è esplicitata da figure grottesche dell'establishment, ma emerge dal comportamento disfunzionale di chi è costretto a operare al suo interno. La pellicola, pur ambientata durante la Guerra di Corea, è una trasparente allegoria del conflitto in Vietnam, un espediente narrativo che permise ad Altman di bypassare la censura e di amplificare la risonanza del suo messaggio in un'epoca di profonda divisione e disillusione.
Mash, ovvero Mobile Army Surgery Hospital, è una divisione medica dell’esercito che opera sul posto i feriti di guerra. La sua location è un crocevia di orrore e di grottesca normalità, dove il sangue e il vomito dei soldati mutilati si mescolano al sarcasmo tagliente e ai siparietti goliardici. Questa giustapposizione cruda e brutale delinea un surrealismo quotidiano che diviene il vero motore della denuncia altmaniana. È un teatro dell'assurdo dove la vita e la morte danzano una macabra polka, e dove la follia sembra essere l'unica risposta sensata a un contesto intrinsecamente insensato.
Durante la guerra di Corea quest’unità è composta da 3 grotteschi e bislacchi dottori che invece di sottostare al regolamento militare trovano ogni espediente per evadere dalla base e sfogare nella ferina libidine i loro istinti. Hawkeye, Trapper John, Duke Forrest: non sono semplici caricature, ma archetipi di un'umanità al limite, dove l'intelligenza affilata e la capacità di distacco ironico sono le uniche armi rimaste per preservare un barlume di sanità mentale. La loro 'ferina libidine' non è mera dissolutezza, ma un gesto di affermazione vitale, un rifiuto di essere ridotti a ingranaggi di una macchina da guerra spersonalizzante. È una fuga nell'edonismo come forma ultima di protesta, un atto di libertà che sfida la rigidità della gerarchia militare incarnata da figure come il Major Frank Burns e la Capo Infermiera Hot Lips Houlihan, il cui puritanesimo e conformismo sono messi alla berlina come altrettante manifestazioni di un'ottusità sistemica. È celebre l'episodio in cui, per smascherare l'ipocrisia di Hot Lips, le sue docce sono riprese in segreto e trasmesse via altoparlante, un gesto di umiliazione tanto crudele quanto liberatorio per l'intera unità. Molte delle scene, come quella iconica della "Cena dell'Ultima Cena" o la partita di football americano, furono il frutto di un'improvvisazione controllata, che Altman incoraggiava sul set, conferendo al film un'autenticità grezza e vibrante che sfidava le convenzioni hollywoodiane.
E anche una volta colti sul fatto riusciranno con il loro spirito goliardico ad eludere l’inevitabile punizione. Questa dinamica non è solo un cliché comico, ma il cuore pulsante della narrazione: la dimostrazione che la vera forza risiede non nell'ordine imposto, ma nella capacità umana di eluderlo, di corromperlo con la pura vitalità. Il loro disprezzo per le regole e la loro costante ricerca del piacere, fosse anche il gioco d’azzardo o la seduzione, non è indulgenza fine a se stessa, ma una strategia di sopravvivenza in un ambiente dove la morte è una costante incombente. Questo li rende figure eroiche a modo loro, non per atti di valore militare, ma per il loro rifiuto di essere piegati e annientati dallo squallore della guerra.
Il film fu poi seguito da una fortunatissima serie Tv che imperversò per tutti gli anni 70. Sebbene la serie abbia contribuito enormemente alla popolarità del marchio, essa ha inevitabilmente smussato gli angoli più affilati e sovversivi del film di Altman, addomesticandone la carica eversiva per il pubblico televisivo.
Un grande film che insegna allo spettatore a ridere e a prendere posizione di fronte alle atrocità con un sorriso obliquo stampato in volto e con la forza scanzonata della sua sgangherata equipe di dottori. Un "sorriso obliquo" che non è di gioia, ma di sprezzante sfida, di lucida consapevolezza dell'assurdità dell'esistenza e della follia umana. M.A.S.H. non offre risposte facili né soluzioni, ma propone una via d'uscita esistenziale: quella di mantenere la propria umanità e la propria sanità mentale attraverso l'ironia e la ribellione contro un sistema che cerca di annientarle. È un manifesto generazionale di disincanto e di ribellione intelligente, la cui risonanza è rimasta intatta, rendendolo un classico intramontabile e un punto di riferimento per ogni riflessione sul binomio guerra-commedia.
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