Movie Canon

The Ultimate Movie Ranking

Mad Max: Fury Road

2015

Vota questo film

Media: 4.00 / 5

(2 voti)

Un orizzonte narrativo dove la follia incontra lo spettacolo, dove gli ottani trovano la polvere della strada, in uno dei più grandi film d’azione mai girati. Una sinfonia motorizzata che trascende il genere, elevandosi a opera d’arte kinetica e barocca, un affresco visivo di rara potenza.

Mad Max Fury Road è un brulicante vortice di mostri dell’inconscio che assumono le forme surreali di persecutori onirici che non concedono tregua, che emergono da zone oscure della mente per tormentare la razionalità di chi è braccato dalla propria stessa follia. Un incubo lucido proiettato su uno schermo titanico, dove i demoni interiori di Max si manifestano nella crudezza di un mondo collassato, specchio della sua psiche martoriata. L'alienazione del protagonista diviene universale, un monito viscerale sulla fragilità della ragione umana di fronte alla catastrofe.

George Miller affronta il reboot della sua saga a trent’anni esatti dall’uscita dell’ultimo capitolo della trilogia dedicata a Mad Max (Interceptor il Guerriero della Strada, secondo episodio della trilogia, è presente in questa lista), un’operazione narrativamente assai rischiosa che Miller risolve con un’opera adrenalinica incentrata su un uomo tormentato dai fantasmi della memoria, che pronuncia pochissime parole, che affronta una transizione caratteriale decisiva passando dall’eroe tenebroso della prima saga ad allucinato testimone di un’era che sembra non appartenergli. La sua è una rielaborazione audace, non un mero riciclo: Miller, lungi dal compiacersi della nostalgia, reinterpreta il proprio mito con la saggezza di chi ha esplorato a fondo i meandri della narrazione, trasformando il proprio alter ego cinematografico in un’entità quasi archetipica, un sopravvissuto silenzioso il cui percorso di (parziale) redenzione si snoda attraverso l’azione e il sacrificio, più che attraverso il dialogo.

Mad Max: Fury Road è anche uno dei film con la genesi più tormentata della storia della cinematografia: la sua storia inizia nel 1995 con il progetto di Miller della realizzazione di un quarto episodio della sua saga. Questo calvario produttivo, durato quasi due decenni, è emblematico della ferrea volontà del regista di dare vita a una visione incompromissoria.

Vicissitudini politiche ed economiche portarono il progetto sull’orlo del collasso per più volte finché nel 2006, dopo essere passato di mano in mano, venne acquistato dalla Warner Bros che concesse a Miller carta bianca sulla realizzazione. Miller ingaggiò il fumettista inglese Brendan McCarthy che disegnò per lui qualcosa come 3500 vignette destinate allo storyboard che conferirono consistenza iconografica al progetto plasmando un solido scheletro narrativo su cui edificare l’opera che dovette comunque attendere dieci anni prima di vedere la luce. Un processo che, in retrospettiva, si rivela quasi una gestazione, un’incubazione necessaria a forgiare un’opera di tale densità visiva, concepita fin dalle fondamenta come un'epopea cinetica dove ogni fotogramma è un dipinto in movimento, un’estensione diretta della mente del suo creatore.

In un futuro imprecisato dove la società umana ha subito un collasso postatomico e domina la desolazione più assoluta, si aggira Max, avventuriero allo sbando tormentato dai fantasmi dei suoi famigliari persi durante la crisi. Il Wasteland non è un mero sfondo, ma un personaggio a sé stante: una landa desolata, arida e malata, riflesso delle ferite inflitte all'ambiente e all'anima umana, un monito distopico che risuona inquietante anche nel nostro presente, ossessionato dalla scarsità di risorse e dal degrado ambientale.

Nella scena di apertura del film Max viene catturato dai Figli della Guerra, una banda di predoni capitanati da Immortan Joe, devoti al culto della cromatura e degli ottani, adoratori di mostri cromati divoratori di distanze e di uomini. La Cittadella di Joe è un’aberrazione architettonica e sociale, un feudo sanguinario dove l’acqua è la moneta e il potere si basa sulla coercizione e su una distorta venerazione messianica.

Max viene condotto alla cittadella della banda dove viene tenuto prigioniero in qualità di “sacca di sangue”, ruolo sacrificale che la banda attribuiva a coloro che venivano usati come donatori di sangue per rinforzare la salute dei discepoli di Immortan Joe. Una metafora cruda dello sfruttamento più abietto e della mercificazione del corpo umano. Il capo supremo ha instillato una sorta di culto della sua persona nei suoi accoliti, tanto che la sua discendenza viene considerata un diritto divino per adempiere il quale Joe si è costruito un Harem con meravigliose fanciulle che hanno il compito di donargli nuovi eredi. Queste "Mogli", simbolo di una purezza e una fertilità disperatamente ricercate in un mondo contaminato, diventano il fulcro di una ribellione che è al tempo stesso ricerca di libertà e affermazione di una rinnovata femminilità.

Furiosa, una Figlia della Guerra in alto grado, figura imponente e complessa, ha il compito di guidare una BlindoCisterna, sorta di fortezza mobile corazzata e pesantemente armata, verso Bullet Farm per rifornirsi di armi. In realtà Furiosa libera le favorite dell’Harem di Joe e le nasconde nel mezzo per trarle in salvo conducendole verso un imprecisato Eden di cui la donna è a conoscenza. Una figura eroica e traumatizzata, Furiosa incarna la resilienza e la speranza, il suo braccio meccanico una cicatrice visibile di un passato brutale e al tempo stesso un simbolo di adattamento e di forza indomita.

Appena venuto a conoscenza del tradimento Joe si getta all’inseguimento di Furiosa con tutti i mezzi della Cittadella coinvolgendo anche Max che viene caricato in uno dei mezzi come scudo umano. Inizia così uno dei più incredibili inseguimenti della storia della cinematografia, dove ogni fotogramma è campito con una forza estetizzante estrema che trasforma ogni azione cruenta in risorsa iconografica dalla feroce bellezza. Non è un semplice inseguimento, ma una coreografia di distruzione, un balletto metallico di esplosioni e carrozzerie deformate, orchestrato con una precisione maniacale che fa scuola. L'uso preponderante di effetti pratici, stunt mozzafiato e una fotografia che esalta il contrasto tra l'arancio bruciante del deserto e il blu acciaio del cielo, conferisce al film una fisicità e una palpabilità rare. Il suono assordante dei motori truccati e l'impatto fragoroso delle collisioni si fondono in una colonna sonora viscerale che trascina lo spettatore nel cuore di un'epopea post-apocalittica senza pari. Una lezione di cinema d'azione che eleva il blockbuster a forma d'arte, dove la trama si sviluppa nel rombo dei motori e la catarsi emerge dalla polvere e dalla furia.

Galleria

Immagine della galleria 1
Immagine della galleria 2
Immagine della galleria 3
Immagine della galleria 4
Immagine della galleria 5
Immagine della galleria 6
Immagine della galleria 7
Immagine della galleria 8
Immagine della galleria 9
Immagine della galleria 10
Immagine della galleria 11
Immagine della galleria 12
Immagine della galleria 13
Immagine della galleria 14
Immagine della galleria 15
Immagine della galleria 16
Immagine della galleria 17
Immagine della galleria 18
Immagine della galleria 19
Immagine della galleria 20

Commenti

Loading comments...