Movie Canon

The Ultimate Movie Ranking

Mustang

2015

Vota questo film

Media: 0.00 / 5

(0 voti)

Il titolo di questo film è già di per sé un manifesto, una dichiarazione di intenti di una potenza e di una bellezza selvagge. Le cinque sorelle protagoniste del folgorante esordio di Deniz Gamze Ergüven sono esattamente questo: puledre indomite, una cascata di capelli, risate e vitalità che galoppano libere sulle spiagge di un villaggio turco sul Mar Nero. Ma la società patriarcale che le circonda non vede la loro libertà, vede solo una minaccia da domare, un'energia da spezzare e addomesticare. Mustang non è un dramma sociale cupo e rassegnato. È un'opera vibrante, piena di sole e di rabbia, una sorta di fiaba carceraria al femminile, un film di evasione dove la prigione è la casa di famiglia e il mostro da sconfiggere è un sistema di valori arcaico e soffocante. Per la sua energia, il suo coraggio e la sua perfezione stilistica, merita un posto d'onore nel nostro Movie Canon.

In modo molto ingannevole, e qui sta la prima, brillante intuizione della regista, Mustang inizia con la luce e la gioia. Vediamo un gruppo di studentesse, le cinque sorelle orfane Lale, Nur, Ece, Selma e Sonay, che, l'ultimo giorno di scuola, giocano e si divertono innocentemente in mare con alcuni compagni di classe. La fotografia è calda, dorata, la macchina da presa si muove con una sensualità quasi languida. Per un attimo, sembra quasi di essere finiti in un film di Sofia Coppola, in una versione turca de Il giardino delle vergini suicide. C'è la stessa attenzione alla sorellanza, alla bellezza effimera dell'adolescenza, a un mondo femminile separato e quasi magico. Ma, naturalmente, nel giro di pochi minuti, questo idillio viene frantumato. Una vicina pettegola denuncia il loro "cosiddetto atto indecente con i ragazzi", e al loro ritorno a casa, la nonna e lo zio le puniscono severamente. La loro innocenza viene improvvisamente e brutalmente criminalizzata.

È da questo momento che il film cambia pelle e la casa di famiglia si trasforma, scena dopo scena, in una prigione. Ergüven mette in scena questa trasformazione con una lucidità magistrale. Vengono installate sbarre alle finestre, i computer e i telefoni vengono sequestrati, i vestiti colorati vengono sostituiti con informi "abiti color merda", come li definisce una delle sorelle. La casa diventa una fabbrica di mogli, un istituto dove le ragazze vengono rieducate a forza, con lezioni di cucina e cucito, in preparazione per il loro unico, ineluttabile destino: il matrimonio combinato. Le sorelle, però, non subiscono passivamente. Reagiscono con l'astuzia, l'energia e la complicità che le unisce. La loro forza è nel loro essere un'entità collettiva, una sorta di idra a cinque teste di capelli fluenti e spiriti ribelli, che si sostiene, litiga, ride e piange insieme. La narrazione è affidata alla voce della più giovane, Lale, un'eroina minuta e tenace che diventa gli occhi dello spettatore e la mente strategica della resistenza, la Steve McQueen di questa grande fuga al femminile.

Dal punto di vista tecnico, il film è impeccabile. Tutti gli attori, professionisti e non, offrono performance di una naturalezza sconcertante, in particolare la giovanissima Güneş Şensoy nel ruolo di Lale, il cui sguardo riesce a contenere un'intera gamma di emozioni, dalla rabbia infantile alla determinazione adulta. La regia della Ergüven, qui al suo esordio, è di una sicurezza e di una fluidità sbalorditive. La fotografia è bellissima, capace di catturare sia la luce abbagliante della libertà che l'oscurità claustrofobica della prigionia. E la colonna sonora di Warren Ellis si sposa perfettamente con il tono del film, un misto di malinconia lirica e di tensione pulsante.

Mustang è un'opera profondamente radicata nel suo contesto culturale e politico, e non si può ignorare la sua controversa ricezione in Turchia. Il film, una co-produzione a maggioranza francese, è stato candidato all'Oscar come Miglior Film Straniero per la Francia, non per la Turchia. In patria, è stato accusato da certi ambienti conservatori e pro-governativi di essere un'opera "non autentica", di voler compiacere uno sguardo occidentale e di dipingere un'immagine negativa del paese. In realtà, il film è un atto d'accusa coraggioso e necessario contro la deriva patriarcale e reazionaria della Turchia di Erdoğan, un paese in cui, proprio in quegli anni, si discutevano leggi che avrebbero potuto depenalizzare abusi su minori in caso di "matrimonio riparatore". Il film di Ergüven, quindi, non era solo una storia, ma un intervento politico tempestivo e potente, una risposta straordinaria e brutalmente realistica a un milieu culturalmente soffocante e socialmente oppressivo.

Il finale non è propriamente felice, ma nemmeno completamente triste. L'evasione di Lale e Nur verso la metropoli liberale di Istanbul è un momento di un'intensità catartica, un respiro di sollievo che lo spettatore attende per tutto il film. Ma la loro salvezza è individuale, e il pensiero corre inevitabilmente alle sorelle rimaste indietro, inghiottite dal sistema. Il film offre infatti un barlume di speranza e felicità, ma rievoca anche l'orrore. Non c'è una vittoria totale, ma la testimonianza che la resistenza è possibile, che lo spirito non può essere domato completamente. In questo suo equilibrio perfetto tra favola, denuncia e thriller, Mustang si consacra come un'opera prima folgorante e un classico moderno del cinema sulla libertà.

Galleria

Immagine della galleria 1
Immagine della galleria 2
Immagine della galleria 3
Immagine della galleria 4
Immagine della galleria 5
Immagine della galleria 6
Immagine della galleria 7

Featured Videos

Trailer

Commenti

Loading comments...