Povere Creature!
2023
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Regista
Povere Creature è una brillante operazione di collatio. Un film gloriosamente assemblato con i pezzi di Gothico Vittoriano, commedia nera, romanzo di formazione femminista e fantascienza steampunk. È un'opera esuberante, sfacciata, intellettualmente abbagliante e visivamente sontuosa, che conferma il suo regista, Yorgos Lanthimos, non più come un semplice esponente della Greek Weird Wave, ma come un maestro consolidato del bizzarro, un chirurgo di precisione che opera sulle assurdità della società umana. È il racconto di una liberazione, un Grand Tour dell'anima in formato cinemascope che ti lascia stordito, divertito e profondamente turbato. Un'opera che entra nel Movie Canon con la stessa grazia goffa e inarrestabile con cui la sua protagonista impara a camminare.
L'estetica del film è un trionfo di neobarocco lisergico. Lanthimos, insieme ai suoi geniali scenografi (Zsuzsa Mihalek, Shona Heath e James Price) crea un mondo che è al contempo familiare e totalmente alieno. L'uso ossessivo di lenti fish-eye e grandangolari non è un vezzo, ma una scelta filosofica: deforma lo spazio, lo incurva, trasformando anche gli interni più sontuosi in prigioni dorate o in case delle bambole perturbanti. Il passaggio dal bianco e nero gotico della prima parte, che omaggia i film di mostri della Universal, a una palette di colori quasi tossici, ipersaturi, segna la scoperta del mondo da parte della protagonista. È un'estetica che deve qualcosa al massimalismo di registi come Terry Gilliam in Brazil o Jean-Pierre Jeunet in La città dei bambini perduti, ma dove questi ultimi indulgevano in una malinconia fiabesca, Lanthimos spinge sul pedale del grottesco e del comico. Il suo mondo è popolato da carrozze a forma di bulbo e da animali chimerici, oche con la testa di un bulldog, capre con il corpo di un'anatra, prodotti degli esperimenti del creatore di Bella, che fungono da perfetto correlativo oggettivo per la natura assemblata e innaturale della protagonista stessa.
La trama di Povere Creature! è un brillante e sovversivo gioco di prestigio con alcuni dei più grandi miti della cultura occidentale. È un ibrido che si regge su tre pilastri, che Lanthimos si diverte a smontare e a rimontare in modo del tutto nuovo.
Frankenstein: La premessa è quella del capolavoro di Mary Shelley. Bella Baxter (una performance monumentale e senza paura di Emma Stone) è la "Creatura", riportata in vita dal suo creatore, il Dottor Godwin "God" Baxter (un Willem Dafoe magnificamente sfigurato e dolente). Ma Lanthimos inverte completamente il paradigma. A differenza del mostro di Frankenstein, tragicamente rifiutato dal mondo, Bella è una fonte di gioia e di curiosità inarrestabile. Non è un monito contro l'arroganza della scienza, ma una celebrazione della vita in ogni sua forma. È il mostro che, invece di portare distruzione, porta una radicale forma di liberazione.
My Fair Lady: Quando Bella fugge con l'avvocato libertino Duncan Wedderburn (un Mark Ruffalo istrionico e esilarante), il film si trasforma in una parodia del mito di Pigmalione. Wedderburn, come Henry Higgins, crede di poter prendere questa donna "primitiva" e plasmarla, di poterla usare come un giocattolo esotico. Ma il progetto gli si ritorce contro in modo spettacolare. È Bella che, con la sua logica implacabile e la sua totale assenza di vergogna, decostruisce lui, riducendolo da dandy sofisticato a un rottame di gelosia e frustrazione. È l'allieva che fa impazzire il maestro.
Il Buon Selvaggio di Rousseau: Bella è l'incarnazione perfetta del "buon selvaggio" lasciato libero di vagare in una civiltà corrotta e ipocrita. Il suo viaggio attraverso una Lisbona, un'Alessandria e una Parigi fantastiche è un'indagine sulla natura umana. Essendo priva di ogni condizionamento sociale, espone l'assurdità delle nostre regole: la proprietà privata, la gelosia, la "buona educazione" come forma di menzogna, il pudore. La sua scoperta della sessualità non è un atto di trasgressione, ma una forma di conoscenza, un'esplorazione gioiosa e senza filtri che manda in cortocircuito la morale repressiva della società vittoriana.
Questa celebrazione della libertà individuale segna un'evoluzione fondamentale nella metafisica del surreale di Lanthimos. Se i suoi film precedenti, capolavori della Weird Wave greca, erano storie di sistemi oppressivi che schiacciavano l'individuo (la famiglia-prigione in Dogtooth, la società totalitaria in The Lobster, il fato ineluttabile della tragedia greca in Il sacrificio del cervo sacro), Povere Creature! è il suo primo, vero inno all'autodeterminazione. Bella Baxter è la prima protagonista lanthimosiana che non solo sopravvive al sistema, ma lo sconfigge, lo piega alla sua volontà e, alla fine, lo ricostruisce a sua immagine e somiglianza. È il suo film più ottimista, per quanto tinto di un umorismo nero come la pece.
Questa ambizione si riflette nella magnificenza della messa in scena, che espande e porta a un livello superiore il lavoro già fatto con La Favorita. Quel film era la prova generale: l'uso del fish-eye per distorcere i corridoi del potere, i dialoghi anacronistici, la messa a nudo delle dinamiche di potere in un ambiente chiuso. Povere Creature! prende quella grammatica e la usa per costruire non un palazzo, ma un intero mondo. La regia è più libera, più sfarzosa, una festa per gli occhi che non rinuncia mai all'intelligenza del suo autore.
Infine, Lanthimos qui compie un'operazione affascinante sul linguaggio, invertendo la sua tendenza al collasso semantico. Nei suoi film precedenti, i personaggi parlano spesso in modo piatto e de-emotivizzato, creando uno scarto straniante tra le parole e il loro significato. Qui, assistiamo al processo opposto. Bella intraprende un viaggio di acquisizione semantica. Parte da suoni gutturali e arriva a padroneggiare un linguaggio filosofico complesso e preciso. È la sua evoluzione linguistica a segnare le tappe della sua liberazione intellettuale. Lo straniamento non è più nel suo linguaggio, ma in quello degli altri, che usano parole educate per mascherare pensieri crudeli. Bella, al contrario, usa il linguaggio con una letteralità brutale e onesta che svela l'ipocrisia del mondo. Il suo "viaggio dell'eroina" è, in fondo, la conquista della parola, lo strumento finale per definire se stessa e riscrivere il proprio destino. Per questo suo spirito gioiosamente iconoclasta, per la sua intelligenza feroce e per la sua bellezza visiva mozzafiato, Povere Creature! non è solo uno dei migliori film degli ultimi anni, è un classico istantaneo, un'opera che celebra la libertà in un modo così originale e potente da rendere il mondo, dopo averla vista, un posto un po' più strano e un po' più bello.
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