Cantando sotto la Pioggia
1952
Vota questo film
Media: 0.00 / 5
(0 voti)
Registi
Un film che in un certo senso ha gettato le basi per i musical e ha aperto le porte alla danza all’interno del Cinema con l’ausilio di un grande anfitrione: Gene Kelly. Non è azzardato affermare che "Cantando sotto la Pioggia" non sia solo una pietra miliare del genere, ma il suo vero e proprio apogeo, un vertice di perfezione che ha ridefinito il linguaggio coreografico sul grande schermo. Laddove Fred Astaire, pur con la sua ineguagliabile grazia eterea, concepiva spesso il ballo come un intermezzo spettacolare, un’esibizione virtuosistica distinta dalla narrazione, Kelly lo radicava nella diegesi, facendolo scaturire organicamente dalle emozioni dei personaggi e dall’ambiente circostante. La sua danza non era solo estetica, ma narrativa, un’estensione fisica e visiva del racconto.
Kelly dirige, Kelly coreografa, Kelly Danza, Kelly canta, Kelly recita, insomma: un vero e proprio Deus Ex Machina. La sua onnipresenza non è mai soverchiante, ma piuttosto la manifestazione di una visione artistica totale, un controllo magistrale su ogni elemento della messa in scena. Questa poliedricità lo eleva a figura titanica nella storia del cinema. Egli non si limita a interpretare un ruolo; egli incarna l'anima pulsante del film, plasmando ogni fotogramma con una precisione quasi scultorea.
Da notare infatti come l’abile ballerino stia anche dietro la macchina da presa coadiuvato da Stanley Donen. La loro collaborazione, un sodalizio creativo tra due menti brillanti, ha dato vita a soluzioni registiche rivoluzionarie per l'epoca. Basti pensare all'uso pionieristico della camera, che non si limita a registrare le coreografie, ma le segue, le insegue, le anticipa, diventando essa stessa parte integrante della danza. Le lunghe riprese senza tagli, che mettono in risalto la fisicità e l'abilità di Kelly, si contrappongono alle pratiche più frammentate dell'epoca, elevando la danza a un'arte cinematografica pura, quasi pittorica nel suo movimento nello spazio. L'aneddoto, forse leggenda, della celebre scena sotto la pioggia, girata da Kelly con una febbre alta, rende solo più vivida l'immagine di un artista dalla dedizione quasi maniacale, disposto a sacrificare il proprio benessere per la perfezione dell'opera. Quell'incredibile sequenza, che ha donato al film il suo titolo e la sua immagine più iconica, è un balletto urbano di pura gioia, una celebrazione irrefrenabile della felicità che si riversa contagiosa sullo spettatore, trascendendo il banale gesto di camminare sotto la pioggia per trasformarsi in un inno alla vita.
La storia è quella di una coppia cinematografica che nel 1927 ha raggiunto l’apice del successo. Ma per il nuovo film a cui sta lavorando sono richieste anche doti canore, trattandosi di un musical. Questo nucleo narrativo è, in realtà, una geniale metafora dell'epoca d'oro di Hollywood, un'acuta satira sull'avvento del sonoro che travolse l'industria cinematografica. Il passaggio dai "talkies" ai film muti non fu indolore: attori dalla voce stridula, dizione inadeguata o accenti marcati videro le loro carriere infrangersi, mentre nuove stelle emergevano dalle ceneri di un'era. Il film esplora con ironia agrodolce le sfide tecnologiche, le goffaggini iniziali del microfono nascosto nelle piante e i drammi umani dietro le quinte, incarnati in modo esilarante dalla figura di Lina Lamont, la cui voce stridula è un concentrato di irresistibile comicità e patetica vanità. "Cantando sotto la Pioggia" non è solo un musical, ma un'opera meta-cinematografica che riflette sulla natura effimera della celebrità e sulla capacità del cinema di reinventarsi.
A complicare ulteriormente le cose sarà la presenza di una giovane attrice che farà innamorare il protagonista. Il triangolo amoroso, un classico espediente narrativo, qui serve a esplorare temi di autenticità versus finzione, talento naturale versus artificio costruito. Kathy Selden, con la sua voce melodiosa e il suo genuino carisma, rappresenta il futuro del cinema e la purezza dell'arte, contrapponendosi all'ego ipertrofico e alla fragilità artistica di Lina.
Un’opera soave e levigata, che rende leggera qualsiasi forzatura ermeneutica. La sua fluidità narrativa e visiva è tale da far scivolare via ogni tentativo di analisi eccessivamente pedante. Il film non ha bisogno di essere dissezionato; va semplicemente esperito, assorbito nella sua totalità estetica.
L’espressività dei corpi, il linguaggio delle posture, della mimica, della danza, prende graziosamente il sopravvento senza alcun tipo di prevaricazione su ogni tentativo di giudizio. La "Broadway Melody Ballet", in particolare, è un capolavoro di astrattismo coreografico, una sequenza che si distacca dalla narrazione per diventare puro movimento, colore e suono, un saggio sulla capacità del musical di trascendere la trama per raggiungere vette di espressione lirica. È un momento di puro surrealismo visivo che ricorda le avanguardie artistiche dell'inizio del XX secolo, dove il sogno e la fantasia prendono il sopravvento sulla logica. Persino un numero apparentemente semplice come "Good Morning", ballato con una sbrigliata allegria su un divano, una scala e una serie di mobili, diventa un inno alla gioia contagiosa, una dimostrazione di come la felicità possa trasformare il quotidiano in un palcoscenico di inaspettata bellezza.
E’ la poetica del movimento che prevale, per una volta, su quella della parola. In un'epoca che celebrava il trionfo del suono e del dialogo, "Cantando sotto la Pioggia" riaffermava il primato del linguaggio universale del corpo, della musica e della danza. Il film dimostra che l'arte non ha bisogno di spiegazioni verbali quando l'emozione può essere così potentemente comunicata attraverso un passo di tip-tap, una pirouette o un sorriso. È un inno alla libertà espressiva, alla capacità di superare le barriere linguistiche e culturali attraverso la pura gioia del movimento e del ritmo. La sua eredità risuona ancora oggi, influenzando innumerevoli opere e ricordando ai registi che il cinema, nella sua essenza più pura, è innanzitutto un'arte visiva e cinetica.
Inebriante. Un capolavoro che continua a incantare generazioni, una celebrazione contagiosa della gioia, dell'arte e della capacità umana di trasformare gli ostacoli in opportunità, la pioggia in una melodia, e la vita stessa in una danza.
Attori Principali
Paese
Galleria





Featured Videos
Trailer Ufficiale
Commenti
Loading comments...