Movie Canon

The Ultimate Movie Ranking

Come Vinsi La Guerra

1926

Vota questo film

Media: 0.00 / 5

(0 voti)

The General è una sorta di consacrazione per Buster Keaton come cineasta e come attore comico, e nello stesso tempo rappresenta una vera e propria pietra miliare nella storia della commedia. L'opera trascende in effetti i confini della semplice commedia, elevandosi a un vero e proprio manifesto del cinema muto, ma anche a un archetipo del genere d'azione e del rapporto uomo-macchina. Realizzato nel 1926, in un periodo in cui il cinema sonoro stava emergendo con un fragore che minacciava di travolgere l'intera industria e condannare all'oblio le stelle della pantomima, Keaton dimostra con una lucidità quasi profetica che il linguaggio visivo, nella sua purezza e completezza, è più che sufficiente per raccontare storie complesse e suscitare emozioni profonde e universali, smentendo la presunta "superficialità" della settima arte muta. La pellicola, ambientata durante la Guerra Civile Americana, narra le avventure di un macchinista ferroviario, interpretato dallo stesso Keaton con la sua celebre impassibilità – quel "Grande Volto di Pietra" che divenne la cifra stilistica di un personaggio perennemente in balia di un mondo caotico ma capace di risposte di geniale inventiva – alle prese con un gruppo di spie unioniste che cercano di rubare la sua amata locomotiva. Ma The General è molto più di un semplice film d'azione: è un'ode alla meccanica, una celebrazione commovente della relazione simbiotica tra l'uomo e la macchina in un'epoca di industrializzazione galoppante; è un'esplorazione sottilmente ironica della follia della guerra, della burocrazia militare e delle sue assurdità; e infine, un'analisi della natura umana attraverso la lente di una commedia che non teme di sfiorare il dramma. Keaton, con la sua maestria tecnica e la sua comicità fisica, che affonda le radici nella perfezione della pantomima e nella precisione quasi matematica dei suoi movimenti, crea un impianto narrativo che continua a incantare e divertire il pubblico di ogni generazione, confermando la sua genialità non solo come performer ma come regista. Rimane infatti sconvolgente la modernità di questo film dopo un secolo, e ad ogni visione riesce ancora ad avvincere e affascinare, rivelando strati inediti di significato e virtuosismo tecnico.

La storia si dipana attraverso la guerra di secessione americana sviluppandosi attorno a un lungo e incalzante inseguimento tra il protagonista e le spie unioniste, una struttura narrativa che anticipa di decenni il moderno thriller e il genere "road movie". Keaton, innamorato della sua locomotiva, la considera quasi una persona, una compagna fedele, un'estensione del suo stesso io, e la difende con tutte le sue forze. Il "General" non è un mero oggetto di scena, ma un vero e proprio co-protagonista, una metafora vivente della resilienza e della devozione, talmente centrale da essere l'omonimo del titolo originale. Le sequenze d'azione, coreografate con precisione millimetrica e realizzate senza l'ausilio di effetti speciali digitali, ma con incredibile ingegno pratico, sono un vero e proprio capolavoro di ingegneria cinematografica. Keaton sfreccia sui binari, salta da un treno all'altro, sfugge a esplosioni e scontri a fuoco, il tutto con una grazia e una comicità che lo rendono un eroe in bilico tra forza di gravità e passione patriottica, quasi un Sisifo ferroviario che incessantemente riconquista ciò che gli viene tolto. È leggendario il dispendio di mezzi e il rischio personale affrontato da Keaton per queste scene, culminato nel celebre crollo del ponte con un vero treno, una delle sequenze più costose e spettacolari del cinema muto, che quasi lo portò alla bancarotta ma cementò la sua fama di perfezionista audace. Ma al di là dell'azione, il film esplora temi più profondi, come la follia della guerra, l'amore per la propria terra e l'importanza del lavoro manuale e della competenza specialistica. Keaton, pur inserendo elementi comici che stemperano l'atmosfera, non banalizza la tragedia della guerra, ma la rappresenta con un realismo sorprendente, intridendola di un'ironia amara che evidenzia l'assurdità della violenza umana, richiamando per certi versi il sottile umorismo nero che avrebbe permeato opere belliche successive, da "Orizzonti di gloria" a "M.A.S.H.".

Esilaranti alcune scene d'azione attorno ai binari ed al treno in corsa, veri e propri balletti meccanici che dimostrano una comprensione innata delle leggi fisiche e della loro trasgressione comica. Interessante è annotare come Keaton risolva brillantemente alcuni scogli tecnici come la resa cinematografica della corsa del treno – ottenuta con l'uso sapiente della prospettiva, delle riprese in movimento e della calibrata velocità d'azione – o le acrobazie del protagonista durante essa, che combinano l'agilità di un atleta con la precisione di un orologiaio. La sensazione di plasticità e movimento che se ne ricava è davvero impressionante e dimostra come Keaton non fosse solo un grande caratterista ma anche un talentuoso cineasta, un vero e proprio precursore nel controllo della messa in scena e nella direzione degli attori (se stesso incluso). Il film è un'opera d'arte complessa che combina elementi di azione, avventura e dramma, il tutto condito da una dose abbondante di umorismo fisico che non è mai fine a sé stesso ma funzionale alla narrazione e alla caratterizzazione del personaggio. Keaton, con la sua capacità di creare illusioni visive e di padroneggiare la macchina da presa, anticipa molte delle tecniche che verranno utilizzate nel cinema successivo, dalla costruzione di gag elaborate alla pianificazione di sequenze complesse che richiedono un'estrema precisione di tempismo e movimento. La sua influenza è percepibile non solo nella commedia fisica di Jacques Tati, ma anche nel cinema d'azione che privilegia la concretezza degli stunt e la chiarezza visiva rispetto agli orpelli, un vero e proprio paradigma del "less is more" applicato alla spettacolarità. Triste annotazione finale: il titolo italiano "Come Vinsi La Guerra" ancora una volta risulta totalmente avulso dall'originale "The General", banalizzando un'opera fondamentale e complessa. Il titolo originale non solo si riferisce alla locomotiva, il vero cuore pulsante dell'azione, ma evoca anche, con la sua ambiguità, il contrasto tra l'autorità militare impersonata dal "Generale" e l'eroismo inatteso e non convenzionale del singolo, il macchinista Johnnie Gray, che si eleva a proprio modo a "generale" della sua personale crociata. La traduzione italiana, oltre a essere inaccurata, riduce l'ampio spettro di interpretazioni a una semplice, e piuttosto didascalica, vittoria bellica, mancando completamente la sottile ironia e la stratificazione simbolica dell'originale.

Galleria

Immagine della galleria 1
Immagine della galleria 2
Immagine della galleria 3
Immagine della galleria 4
Immagine della galleria 5

Commenti

Loading comments...