
Furore
1940
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Regista
La grande opera letteraria di Steinbeck sublimata in pellicola da John Ford: così potrebbe essere condensata l’esegesi di questo film monumentale.
Furore è un affresco toccante e indimenticabile dell'America rurale degli anni Trenta, un'opera che mette a nudo le contraddizioni del sogno americano e celebra la forza dello spirito umano di fronte alle avversità.
Un'opera cinematografica di straordinaria potenza e impatto emotivo, un film che ha saputo tradurre in immagini la forza del romanzo di John Steinbeck, denunciando le ingiustizie sociali e la sofferenza umana durante la Grande Depressione.
Steinbeck, sensibile alle ingiustizie sociali, fu testimone diretto della sofferenza dei migranti e si sentì in dovere di raccontarla nel suo romanzo.
Il libro divenne un simbolo della Grande Depressione, denunciando lo sfruttamento, la discriminazione e la disumanizzazione dei lavoratori.
Steinbeck collaborò poi attivamente con Ford alla sceneggiatura del film, assicurandosi che il messaggio del suo romanzo fosse preservato e che la storia fosse raccontata con autenticità e rispetto per i personaggi.
Dal canto suo Ford, con la sua esperienza e il suo talento, trasformò il romanzo di Steinbeck in un'opera cinematografica di grande impatto emotivo.
La sua regia, sobria e potente, catturò l'essenza del libro, creando un affresco indimenticabile dell'America degli anni Trenta.
La storia segue le vicende della famiglia Joad, contadini dell'Oklahoma costretti ad abbandonare la propria terra a causa della siccità e della crisi economica.
Guidati da Tom, un giovane appena uscito di prigione, i Joad si mettono in viaggio verso la California, la "terra promessa" dove sperano di trovare lavoro e una vita migliore.
Il loro viaggio si trasforma in un'odissea attraverso un'America ostile e indifferente, dove incontrano povertà, sfruttamento e discriminazione.
Nonostante le difficoltà e le perdite, i Joad mantengono viva la speranza e la solidarietà, affrontando insieme le sfide del destino.
Il film mostra con realismo e compassione la sofferenza dei migranti, le ingiustizie sociali e la lotta per la sopravvivenza.
Ma è anche un inno alla forza dello spirito umano e alla capacità di resistere alle avversità.
Un affresco sensazionale che John Ford mutua da un romanzo di per sè paradigmatico nel plasmare un’umanità dilaniata dalla storia e dalle avversità incontrate.
Grande prova nel ruolo di protagonista di Henry Fonda, commovente, espressivo, ironico.
Delicata la mano di John Ford quando tratteggia il microcosmo di questa famiglia americana in balia degli eventi ma sempre salda negli affetti.
Seguendo le loro traversie torna alla mente l’analogia con la forza visionaria di Giuseppe Verga e i suoi Malavoglia.
Ambedue gli autori mettono in luce temi universali come la lotta per la sopravvivenza, la forza del nucleo famigliare, l'importanza delle radici e la dignità dell'uomo di fronte alle avversità.
Dal canto suo Ford rielabora questi temi con il filtro di una sensibilità incredibilmente perspicace.
Ford utilizza spesso inquadrature ampie e panoramiche per mostrare la vastità del paesaggio americano e la piccolezza dell'uomo di fronte alle forze della natura e della società.
Queste inquadrature epiche, che ricordano i dipinti di artisti come Thomas Hart Benton, sottolineano la dimensione epica del viaggio dei Joad e la loro lotta per la sopravvivenza in un mondo ostile.
Allo stesso tempo, Ford utilizza simboli visivi potenti, come la polvere che avvolge la terra arida dell'Oklahoma o il fiume in piena che travolge il campo dei migranti, per rappresentare la desolazione e la precarietà della loro condizione.
Ford alterna le inquadrature epiche a primi piani e close-up sui volti dei personaggi, catturando le loro emozioni, le loro sofferenze e la loro forza d'animo.
Questi primi piani, in particolare su Henry Fonda nei panni di Tom Joad, rendono i personaggi più umani e vicini allo spettatore, facendogli percepire il loro dramma in modo più intenso e partecipe.
La fotografia in bianco e nero di Gregg Toland è caratterizzata da un uso sapiente della luce e del chiaroscuro.
Le scene notturne, illuminate da luci soffuse e contrastanti, accentuano il senso di mistero e di precarietà, mentre le scene diurne, con la luce che taglia i volti dei personaggi, sottolineano la durezza della loro vita e l'immane lotta per la sopravvivenza.
Ford utilizza simboli e metafore visive per rappresentare i temi centrali del romanzo di Steinbeck.
Ad esempio, la scena in cui Tom uccide un uomo per difendere la sua famiglia simboleggia la rabbia e la frustrazione dei migranti di fronte all'ingiustizia dilagante.
La scena finale, in cui Rose of Sharon allatta un uomo affamato, è una potente metafora della solidarietà umana e della speranza che nasce anche nelle situazioni più disperate.
Ford è riuscito a sintetizzare il messaggio di Steinbeck creando un'opera cinematografica di grande potenza e di profonda umanità.
Il film di Ford non è solo un adattamento fedele del romanzo, ma anche un'opera d'arte autonoma, che utilizza il linguaggio cinematografico per esprimere con forza e originalità i temi della giustizia sociale, della solidarietà umana e della speranza..
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