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Il Mago di Oz

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Il classico di L.

Frank Baum prende vita in uno dei primi magistrali Technicolor dando vita a quello che è a conti fatti un punto d’arrivo del cinema contemporaneo.

Un’imponente costruzione fiabesca dedicata al potere della Fantasia.

Il tutto corroborato da un amore per il dettaglio, da una vividezza di colori e da una ricostruzione scenica così accurata, che guardandolo viene voglia di allungare le mani, di entrare nel magico mondo di Oz con Dorothy e seguirla attraverso improbabili avventure.

La musica svolge un piano altrettanto importante in questo processo di straniamento della realtà.

Le musiche di Harold Arlen e le liriche di E.Y.

Harburg contribuiscono in modo determinante a creare l'atmosfera fiabesca e onirica del film.

Melodie orecchiabili e arrangiamenti orchestrali trasportano lo spettatore nel mondo fantastico di Oz, facendolo sentire partecipe della magia.

La musica aiuterà poi lo spettatore ad acclimatarsi in questo paesaggio fiabesco.

Uno dei motivi più celebri al mondo è la canzone Somewhere Over The Rainbow che ha contribuito al grande successo del film.

La musica non ha soltanto un potere straniante nel film ma anche una valenza psicologica.

Le canzoni sono infatti utilizzate per definire la personalità e i desideri dei personaggi.

Over the Rainbow ad esempio esprime la nostalgia di Dorothy per un mondo migliore, mentre If I Only Had a Brain rivela il desiderio dello Spaventapasseri di avere un cervello, di poter in qualche modo travalicare la sua misera condizione.
La trama, pur fedele allo spirito del romanzo originale, acquista sullo schermo una nuova dimensione, grazie alla potenza del linguaggio cinematografico.

Dorothy, travolta da un tornado, viene catapultata con la sua casa e il suo cane Toto nel magico mondo di Oz.

Qui, incontra una serie di personaggi straordinari: lo Spaventapasseri che desidera un cervello, l'Uomo di Latta che vorrebbe un cuore e il Leone Codardo in cerca di coraggio.

Insieme, intraprendono un viaggio lungo la strada di mattoni gialli, alla ricerca del Mago di Oz, l'unico che può aiutarli a realizzare i loro desideri.

Durante il loro percorso, affrontano pericoli e ostacoli, incontrano streghe buone e cattive, e scoprono che la vera magia risiede dentro di loro.

Il film è un susseguirsi di scene memorabili, come l'incontro con la Malvagia Strega dell'Ovest, il volo delle scimmie volanti e l'arrivo nella Città di Smeraldo.

Il Mago di Oz è un film che gioca sapientemente con il piano fantastico e la frammentazione della realtà, creando un mondo onirico e surreale che invita a riflettere sulla natura dell'esistenza e sulla percezione del mondo.

E in effetti vi sono evidenti parallelismi tra il viaggio di Dorothy e le idee di Platone sulla realtà e la conoscenza.

Il viaggio di Dorothy in Oz può essere interpretato come una metafora del mito della caverna di Platone.

Come i prigionieri incatenati nella caverna, che vedono solo le ombre proiettate sul muro, Dorothy inizialmente è intrappolata in una realtà limitata e illusoria.

Il suo viaggio attraverso Oz rappresenta un percorso di liberazione dalla caverna e di accesso alla vera conoscenza.

Il passaggio dal mondo reale al mondo fantastico di Oz è brusco e improvviso, creando una frattura nella realtà.

Questa frammentazione si manifesta anche all'interno di Oz stesso, dove Dorothy incontra personaggi e situazioni che sfidano la logica e il senso comune.

Il film ci invita a mettere in discussione la nostra percezione del mondo e a considerare la possibilità di realtà multiple e di diverse forme di conoscenza.

Oz può essere visto come una rappresentazione del mondo delle idee di Platone, un mondo perfetto e immutabile che esiste al di là del mondo sensibile.

Dorothy, attraverso il suo viaggio, entra in contatto con questo mondo ideale, scoprendo valori come l'amicizia, il coraggio e la solidarietà.

Secondo Platone, la conoscenza non è acquisizione di nuove informazioni, ma reminiscenza di idee innate che l'anima ha contemplato prima di incarnarsi.

Il viaggio di Dorothy può essere interpretato come un percorso di riscoperta di queste idee innate, che la aiutano a comprendere se stessa e il mondo che la circonda.

Il Mago di Oz è un film che, attraverso l'uso del piano fantastico e la frammentazione della realtà, invita a riflettere sulla natura dell'esistenza e sulla percezione del mondo.

I parallelismi con le idee di Platone suggeriscono una lettura del film come un percorso di liberazione dalla caverna, di accesso al mondo delle idee e di riscoperta della conoscenza innata.

Si tratta di una lettura filosofica di un film che solo in apparenza è puro intrattenimento, ma che in realtà nasconde un profondo lavoro speculativo dove ogni immagine, ogni canzone, ogni scenografia è asservita all'obiettivo di ricreare un mondo fantastico a se stante, avulso dalla realtà, in cui noi tutti, in fondo, speriamo di ritrovarci una volta o l'altra passeggiando spensierati sulla strada di mattoncini gialli..

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