Il Buio oltre la Siepe
1962
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Regista
Un’opera di denuncia e critica sociale questa di Mulligan, incentrata sul romanzo di Nelle Harper Lee che valse all’autrice la vittoria del Premio Pulitzer nel 1960. L'adattamento cinematografico di un testo così riverito e culturalmente significativo è sempre un’impresa ardua, ma Gregory Peck e il regista Robert Mulligan, sostenuti da una sceneggiatura di Horton Foote che cattura l’anima della prosa di Lee, riuscirono a distillare l'essenza di un classico letterario in una pellicola altrettanto indelebile. È un film che, nel corso dei decenni, non ha perso un grammo della sua risonanza morale e della sua profonda umanità, elevandosi a paradigma del cinema impegnato.
Ambientato nel profondo Sud americano negli anni ’30, in Alabama, dove è ancora fortissima la componente razzista e discriminatoria nella società. L'epoca, quella della Grande Depressione, con le sue miserie economiche e le tensioni sociali acutizzate, funge da sfondo tetro e credibile per la vicenda. Il sole implacabile della Contea di Maycomb, immortalato dalla fotografia essenziale e toccante di Russell Harlan, non riesce a dissipare le ombre minacciose di un'ideologia radicata, quella del segregazionismo delle leggi Jim Crow, che soffocava ogni spiraglio di giustizia.
Un agricoltore accusa un giovane di colore, Tom Robinson, di aver stuprato una ragazza bianca. Il giovane viene arrestato e difeso dal brillante avvocato Atticus Finch che, nonostante il clima di pressione dell’opinione pubblica e l'ostilità di una comunità prigioniera dei propri pregiudizi, decide di proseguire nel suo lavoro con una rettitudine morale incrollabile. Il processo, un vero e proprio dramma giudiziario che palpita di tensione e disillusione, è il cuore pulsante del film. La condanna di Tom Robinson, nonostante l'evidenza schiacciante della sua innocenza smascherata dalle impeccabili argomentazioni di Atticus, non è solo una sconfitta legale, ma la tragica conferma di un sistema profondamente corrotto, dove la verità soccombe davanti al colore della pelle. Il tentativo di evasione e la successiva uccisione di Tom non sono che il sigillo di una fatalità ineludibile, il sacrificio di un innocente sull'altare di un'ingiustizia sistemica, che ricorda la fragilità della vita afroamericana in quel periodo storico.
Intanto si scatena l’odio contro la famiglia di Finch. Bob Ewell, il padre della ragazza che ha accusato Tom, accecato dalla rabbia e dall'onore ferito, cercherà vendetta contro Atticus e i suoi figli. Quest'escalation di violenza, che culmina in un assalto notturno, sposta la narrazione dal tribunale alla più intima arena della famiglia, mettendo in luce le dirette e pericolose conseguenze del coraggio morale.
Un film che ha svolto un’importante opera didattica nel corso degli anni e il suo messaggio antirazzista ha viaggiato nel Paese come un tenue raggio di sole. Ma non è solo un semplice manifesto contro il razzismo; è un profondo studio sulla tolleranza, sull'empatia e sulla dolorosa perdita dell'innocenza. Attraverso gli occhi dei bambini di Atticus, Scout e Jem, lo spettatore è invitato a confrontarsi con la complessità del mondo adulto, le sue ipocrisie e le sue crudeltà. La loro crescita e la loro graduale, amara comprensione del male intrinseco nella società, sono elementi centrali che elevano il film oltre la mera denuncia sociale, facendone un vero e proprio bildungsroman cinematografico.
Un grande script che svolge brillantemente un duplice intento: la denuncia della discriminazione razziale e la creazione di un grande personaggio entrato nell’immaginario cinematografico di intere generazioni. Atticus Finch, interpretato magistralmente da Gregory Peck (che con questa performance vinse un Oscar meritatissimo e scolpì per sempre la sua immagine di uomo integerrimo), è molto più di un avvocato progressista; è un faro morale, un padre amorevole e l'unico tutore dei propri due figli, determinato nella lotta all’ingiustizia e brillante in aula giudiziaria. La sua calma stoica di fronte all’odio, la sua fede incrollabile nella giustizia nonostante la sua apparente sconfitta, lo rendono un archetipo di integrità. L'eleganza sobria della sua condotta, il suo insegnamento ai figli a "camminare nei panni degli altri", specialmente nel contesto del misterioso e temuto Boo Radley, sono lezioni di vita universali. La figura di Boo Radley stesso, inizialmente percepito come un mostro e poi rivelatosi un fragile protettore, è un contrappunto narrativo geniale a Tom Robinson: entrambi sono "mockingbirds" innocenti, perseguitati o incompresi dalla società, la cui "uccisione" simbolica o reale sarebbe un atto di ingiustificabile crudeltà. Questo parallelismo eleva il film da una semplice storia di razzismo a una meditazione più ampia sui pregiudizi e sull'importanza di guardare oltre le apparenze.
"Il Buio oltre la Siepe" non è soltanto un'istantanea di un'America divisa, ma un lungo canto contro i pregiudizi e contro l’odio razziale tout court. È un'opera che continua a risuonare, perché il suo messaggio sulla dignità umana, sul coraggio civile e sulla necessità di educare le nuove generazioni all'empatia, rimane tristemente attuale. In un'epoca dove le divisioni e le intolleranze sembrano ancora minacciare il tessuto sociale, la figura ieratica di Atticus Finch continua a essere un monito e un'ispirazione, ricordandoci che la vera giustizia è un ideale perenne, da difendere con instancabile dedizione.
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