
WolfWalkers - Il popolo dei lupi
2020
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Registi
In un panorama dell'animazione dominato dalla perfezione levigata e un po' asettica della CGI, Wolfwalkers di Tomm Moore e Ross Stewart irrompe sullo schermo non come un'opera nostalgica, ma come un atto di resistenza estetica, un manifesto vibrante e gioioso. Prodotto dall'irlandese Cartoon Saloon, questo film è un fiume in piena di creatività, un'opera che celebra l'imperfezione della mano umana e la usa per raccontare una storia di libertà, amicizia e ribellione. È un'esperienza visiva abbagliante, talmente piena di vita da far sembrare i suoi cugini tridimensionali dei manichini intrappolati in una teca di vetro. L'aspetto più brillante e contagioso di Wolfwalkers è la sua dimensione ludica, un senso di gioco che pervade ogni fotogramma. La storia segue Robyn, figlia di un cacciatore inglese nella Kilkenny del 1650, e Mebh, una "wolfwalker" selvaggia e indomita. Il loro incontro e la loro nascente amicizia sono una rincorsa continua, un gioco di scoperta tra due mondi. Ma il vero gioco è quello dell'animazione stessa.
Cartoon Saloon compie una scelta radicale e magnifica: non nascondere, ma esibire il processo creativo. I personaggi, specialmente quando corrono, saltano e lottano, lasciano dietro di sé le linee grezze della matita, i segni visibili dello schizzo preparatorio. Questo non è un difetto, ma una dichiarazione d'intenti: l'energia del personaggio è così incontenibile che "rompe" la pulizia del disegno finito. È una trovata geniale che infonde un dinamismo e una vitalità che l'animazione computerizzata fatica a replicare.
Il film rappresenta un'innovazione profonda perché usa stili diversi come strumenti narrativi. La città di Kilkenny, oppressa dal puritano Lord Protettore, è disegnata con linee dure, rigide, quasi xilografiche; è un mondo di gabbie, muri e angoli retti. La foresta, al contrario, è un'esplosione di curve organiche, acquerelli fluidi e colori lussureggianti. Il capolavoro visivo è la "wolfvision": quando Robyn sperimenta il mondo dal punto di vista di un lupo, lo schermo si trasforma in un trionfo sensoriale di forme astratte, scie di odori rappresentate come fili di luce dorata e suoni visualizzati in onde pulsanti. È la traduzione perfetta di un'esperienza non umana in un linguaggio visivo mozzafiato, un qualcosa di realmente nuovo nel panorama dell'animazione.
Sotto la superficie di una splendida avventura per ragazzi, Wolfwalkers è una favola stratificata e politicamente tagliente. La narrazione è un'allegoria potente e chiara di temi complessi come il Colonialismo: Gli inglesi, guidati da un Lord Protettore che è l'evidente controfigura di Oliver Cromwell, sono i colonizzatori che cercano di "civilizzare" e soggiogare la selvaggia terra d'Irlanda, rappresentata dalla foresta e dai suoi spiriti, i lupi. Il loro motto è domare, recintare, sottomettere. Ma troviamo anche il tema del Patriarcato e della Religione Dogmatica: Il Lord Protettore governa con il pugno di ferro e la parola di un Dio severo e punitivo. È un mondo di uomini in cui le donne (come la madre di Mebh, intrappolata) sono o assenti o sottomesse. I Wolfwalkers, al contrario, rappresentano un potere matriarcale, curativo e legato alla natura, una forma di spiritualità pagana che il puritanesimo vuole estirpare come eresia. Anche l'Ambientalismo è fortemente connotato: La lotta tra la città e la foresta è la metafora eterna del conflitto tra civiltà e natura, tra la logica dello sfruttamento e quella della coesistenza. Il film non ha dubbi su quale parte abbia ragione.
Wolfwalkers è la prova più abbagliante che una diversa via per il cinema d'Animazione può esistere. Il film non reagisce alla Disney, né la sovverte. Semplicemente, la ignora, attingendo a una tradizione completamente diversa: il folklore celtico e irlandese. In questo senso, Wolfwalkers non è solo un film, ma la rivitalizzazione di un intero immaginario. Dimostra che la fiaba cinematografica non deve essere per forza una formula globale, ma può essere un racconto radicato, unico e artisticamente irriducibile. Wolfwalkers è un'esplosione di gioia visiva, un racconto avvincente e una testimonianza appassionata del potere dell'animazione disegnata a mano. È un film sulla libertà in ogni sua forma: la libertà di correre in un bosco, la libertà di un popolo di fronte all'oppressore e, soprattutto, la libertà di un gruppo di artisti di creare qualcosa di selvaggio, indomabile e meravigliosamente fuori dagli schemi.
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