
I Figli della Violenza
1950
Vota questo film
Media: 0.00 / 5
(0 voti)
Regista
Un dramma sociale diviene, nelle mani di Buñuel, un affilato strumento di denuncia e al contempo un perfetto ingranaggio cinematografico.
Los Olvidados è il terzo del ciclo messicano del grande regista spagnolo e ottenne grandi riconoscimenti a cominciare dalla Palma d’Oro a Cannes nel ’51, un premio che non solo suggellò il ritorno trionfale di Buñuel sulla scena internazionale dopo anni di esilio e ostracismo, ma che consacrò la sua capacità di trasfigurare la realtà più cruda in un'opera d'arte di universale risonanza.
La storia è incentrata sulle vicende di quattro ragazzi di strada a Città del Messico, quattro vite scavate nel solco di degrado e abbandono, un microcosmo di disperazione che riflette le piaghe sociali di una metropoli in rapidissima espansione, ma incapace di assorbire e tutelare i suoi figli più vulnerabili.
Pedro ruba alla sua stessa madre e scappa di casa, un gesto di ribellione disperata che lo condanna a una deriva senza ritorno; Meche nasconde un coltello tra le vesti lacere da fanciulla, simbolo di una fragilità costretta alla difesa brutale in un mondo che non perdona; Ojitos attende invano ogni giorno un padre che lo ha lasciato al suo destino, incarnando la sofferenza più pura e inerme; e Jaibo vive di espedienti facendosi scudo con un’astuzia che lo mantiene in vita in un mondo ostile e spietato, figura archetipica del predone, ma anche tragico prodotto di un ambiente che non conosce altra legge che quella della sopravvivenza.
Quattro vite destituite da ogni candore, da ogni borghese vernice di fatalismo. Non c’è retorica sul buon selvaggio, né romanticizzazione della miseria; Buñuel, con la sua inconfondibile lucidità, ci sbatte in faccia la verità più scomoda: che la povertà e l’abbandono non generano necessariamente virtù, ma spesso un circolo vizioso di violenza e abbrutimento.
Un’opera che in Italia avremmo a ragione definita neorealista e che restituisce allo spettatore il crudele sapore della sconfitta in fieri. Tuttavia, laddove un De Sica o un Rossellini, pur nella disperazione di Umberto D. o nella desolazione di Germania anno zero, lasciavano intravedere barlumi di solidarietà umana o una flebile speranza di riscatto sociale, Buñuel cala lo spettatore in un abisso di nichilismo implacabile. La sua non è una critica sociale che mira alla riforma, ma una disamina quasi ontologica della crudeltà umana, una decostruzione spietata di ogni illusione di progresso etico o morale.
Non c’è alcuna compromissione etica nella narrazione, ogni giudizio morale è assente, rimane la cruda vicenda che spacca ogni convenzione e ci fa aprire gli occhi su un mondo fino a quel momento nascosto, irraggiungibile. La macchina da presa di Buñuel non si eleva a pulpito, ma si fa bisturi, sezionando la piaga sociale con una disinvoltura che rasenta la crudeltà stessa dei fatti narrati. Questa postura artistica, così radicalmente anti-sentimentalista, distingue Los Olvidados non solo dal canone neorealista più convenzionale, ma anche da molte altre forme di cinema sociale, conferendogli una potenza epistemologica ineguagliata.
Eppure, nonostante l'apparente adesione a un verismo crudo e implacabile, il film non rinuncia del tutto a quelle venature surrealiste che sono il tratto distintivo dell'autore. Il celebre sogno di Pedro, con l'immagine della madre che offre carne cruda, è un'eruzione dell'inconscio, un'allucinazione freudiana che squarcia il velo della realtà per rivelare gli incubi profondi che animano queste esistenze ai margini. È la psiche tormentata che emerge, più che il mero documento sociale, elevando il dramma a tragedia universale. Allo stesso modo, la figura del cieco, un intellettuale disilluso che recita poesie di Quevedo e si erge a bizzarro oracolo, è un elemento buñueliano puro, un commentatore amaro della futilità della cultura di fronte alla brutalità della vita, quasi un erede dei personaggi anti-clericali e ribelli che popolano il cinema precedente e successivo del regista.
La fotografia di Gabriel Figueroa, maestro nel plasmare il bianco e nero con un lirismo che spesso rasenta la monumentalità, qui si piega a un'estetica della desolazione. I cieli ampi e solari, tipici del suo stile, sono spesso schiacciati dall'ombra di vicoli sordidi, di muri fatiscenti, di sguardi persi. Ogni inquadratura è intrisa di un realismo quasi documentaristico, ma al contempo permeata di una potenza simbolica che eleva la polvere e il fango a elementi di un'epica della miseria. L'ambiente urbano di Città del Messico non è un semplice sfondo, ma un personaggio a tutti gli effetti, un labirinto di vicoli e baracche che imprigiona i suoi abitanti in un determinismo sociale da cui non c'è scampo.
Questa disamina senza filtri, specie nel contesto di un Messico che nel dopoguerra celebrava un fittizio "miracolo" economico e desiderava proiettare un'immagine di progresso e modernità, fu accolta con scandalo in patria. Le élite borghesi si rifiutarono di riconoscersi in quella rappresentazione brutale della loro capitale, percependo il film come un tradimento, una macchia indelebile sull'immagine nazionale. Le critiche furono feroci, i tentativi di boicottaggio numerosi, tanto che il film fu quasi ritirato dalle sale. Eppure, proprio in quel rifiuto viscerale, risiede la potenza rivelatoria dell'opera, la sua capacità di smascherare le ipocrisie e le omissioni di una società che preferiva chiudere gli occhi sui propri "dimenticati". La Palma d’Oro di Cannes non fu solo un riconoscimento artistico, ma una validazione internazionale della verità scomoda che Buñuel aveva avuto il coraggio di esibire, riaffermando la sua statura di cineasta senza compromessi, capace di scavare nelle piaghe dell'esistenza umana con la ferocia di un chirurgo e la sensibilità di un poeta maledetto. La sua lezione rimane scolpita: la realtà, quando spogliata di ogni filtro ideologico o morale, è spesso un paesaggio desolato e spietato, ma è proprio in quella spietatezza che risiede la sua più brutale e ineludibile verità.
Attori Principali
Generi
Paese
Galleria






Featured Videos
Trailer Ufficiale
Commenti
Loading comments...