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Lady Eva

1941

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Preston Sturges era un uomo di cinema completo, appassionato e indipendente. Una figura anomala e straordinariamente influente in un'epoca, quella della Hollywood classica, in cui il sistema degli studi esercitava un controllo ferreo su ogni aspetto della produzione. La sua peculiare libertà, guadagnata grazie a un fiuto infallibile per la sceneggiatura di successo che gli permise di dettare le sue condizioni alla Paramount, non era soltanto un privilegio, ma la vera matrice della sua inconfondibile cifra stilistica. Questa autonomia permise a Sturges di affinare una voce autoriale che sfuggiva alle convenzioni, imbastendo commedie sofisticate che erano al tempo stesso sagaci satire sociali e celebrazioni della follia umana, sempre intinte in un cinismo affettuoso. E Sturges godé sempre di un’ampia libertà che gli permise di raffinare la cifra stilistica delle sue opere.

The Lady Eve incarna perfettamente questa visione, narrando le peripezie di una cinica cacciatrice di dote, la sfacciata e irresistibile Jean Harrington (una Barbara Stanwyck al vertice della sua arte), che ordisce un piano per sedurre un giovane milionario, Charles Pike (l'impeccabile Henry Fonda), l'ereditiere di un impero brassicolo, durante una crociera transatlantica. Pike, un uomo di scienza ingenuo e ossessionato dai rettili, è il perfetto "mugg", il bersaglio ideale per la banda di truffatori di cui Jean fa parte. Ma la commedia prende una piega inattesa: innamoratasi del giovane, Jean gli rivelerà le sue vere intenzioni, un gesto di inaspettata onestà che le costa caro, finendo per essere lasciata con il cuore spezzato e la dignità ferita. La svolta è innescata dalla reazione indignata di Pike, incapace di conciliare la donna che ama con la sua scoperta identità di truffatrice. Per riconquistarlo, Jean non solo dovrà trasformare se stessa e la sua vita, ma dovrà ri-plasmare la percezione che Pike ha di lei, incarnando una nuova identità, la sofisticata aristocratica Lady Eve Sidall, per poi vendicarsi della sua rigidità morale, ma anche per provare a sé stessa e a lui che l'amore può superare ogni menzogna. E nulla sarà più come un tempo, perché la finzione, in Sturges, è spesso la strada più diretta verso la verità.

Un’opera che diverte con intelligenza rara, intrisa di una soffusa ironia che scava nelle convenzioni sociali e in quel briciolo di rigore morale che, nella visione di Sturges, è spesso più un impedimento che una virtù. Il film è un sublime esempio di "screwball comedy", un genere che fiorì negli anni '30 e '40, ma che Sturges elevò a nuove vette di complessità psicologica e satira sociale. A differenza di altre commedie svitate dell'epoca, come Susanna! o Accadde una notte, The Lady Eve si spinge oltre la semplice battaglia dei sessi o l'incontro di classi, esplorando la malleabilità dell'identità e la natura performativa dell'amore stesso. La trama non è solo un pretesto per il riso, ma un laboratorio in cui si dissezionano le follie della passione, la cecità dell'infatuazione e l'impossibilità di distinguere autenticità da recita, specialmente quando il desiderio si fa acuto.

Celebri e indimenticabili sono i dialoghi tra i due protagonisti, veri e propri fuochi d'artificio verbali, con scoppiettanti botta e risposta che spesso sfociavano nel nonsense più sguaiato, ma sempre calibrato. Sturges, con il suo background teatrale a Broadway, costruiva le sue sceneggiature come partiture musicali, dove ogni battuta, ogni pausa, ogni sovrapposizione verbale contribuiva a un ritmo incalzante e irresistibile. I personaggi minori, come il fedele Mr. Muggsy (William Demarest), spalla comica e cinica di Pike, o i complici di Jean, arricchiscono il tappeto verbale con eccentricità e saggezza spicciola, dimostrando la maestria di Sturges nel creare un universo corale in cui anche la più piccola comparsa ha una battuta memorabile. Questo sfrenato gioco linguistico, che si alterna con la comicità fisica (le cadute ripetute di Fonda sono un leitmotiv esilarante), eleva il film ben oltre la semplice farsa, trasformandolo in una disamina arguta delle ipocrisie del corteggiamento e del matrimonio. Il "rigore morale" di Pike viene sistematicamente smantellato dalla logica implacabile e dalla sensualità calcolatrice di Jean, rivelando quanto la moralità possa essere soggettiva e facilmente aggirabile quando in gioco ci sono il desiderio e la vendetta.

Il film, uscito nel 1941, fu un successo strepitoso e si affermò come un caposaldo del genere, un faro per le future generazioni di cineasti. La sua influenza si avverte in pellicole che hanno continuato a esplorare i temi della doppia identità e dell'inganno amoroso, da A qualcuno piace caldo di Billy Wilder, che condivide la stessa acutezza sui travestimenti, alle commedie romantiche contemporanee che giocano con le maschere sociali. The Lady Eve non è semplicemente un film che cambia l’umore, offrendo una catarsi liberatoria attraverso la risata; è un'opera d'arte complessa che sfida lo spettatore a guardare oltre le apparenze, a interrogarsi sulla natura della verità in amore e sull'eterna danza tra la ragione e la passione. È un monumento alla brillantezza di Sturges, un uomo che, con geniale spregiudicatezza, riuscì a far passare messaggi sovversivi e profondi sotto il velo lucido e spumeggiante della commedia hollywoodiana, e scusate se è poco.

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