Ninotchka
1939
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Regista
Un film in cui Lubitsch, con la sua raffinatezza stilistica, riesce a tratteggiare in modo perfetto la metamorfosi di una donna: da rigida burocrate a evanescente e leggiadra creatura innamorata.
La chiave di lettura dell’opera sta tutta qui, in questa figura femminile in cui Greta garbo infonde linfa vitale attraverso una recitazione rarefatta e ironica.
Ninotchka è una commedia sofisticata e brillante che, con un tocco di satira e romanticismo, racconta la trasformazione di una rigida funzionaria sovietica alle prese con le tentazioni e le frivolezze della Parigi capitalista.
Ernst Lubitsch, maestro della commedia elegante e raffinata, dirige Greta Garbo in un ruolo che la vede abbandonare i panni della diva tragica per indossare quelli di una donna inizialmente fredda e distaccata, ma destinata a riscoprire la propria femminilità e le proprie emozioni.
Ninotchka (Greta Garbo), un'inflessibile compagna sovietica, viene inviata a Parigi per recuperare dei gioielli che appartenevano all'aristocrazia russa e che sono finiti nelle mani di una Granduchessa in esilio.
La sua missione è quella di vendere i gioielli per finanziare il regime sovietico.
A Parigi, Ninotchka incontra Léon (Melvyn Douglas), un affascinante conte che cerca di aiutare la Granduchessa a rientrare in possesso dei suoi gioielli.
Inizialmente, Ninotchka è immune al fascino di Parigi e ai modi galanti di Léon, rimanendo fedele ai suoi ideali comunisti.
Ma gradualmente, la vita parigina, con i suoi ristoranti, i suoi negozi e le sue feste, inizia a sedurla.
Léon la introduce al piacere del buon cibo, della moda e del divertimento, e Ninotchka scopre un lato di sé che non conosceva.
L'amore per Léon la trasforma profondamente, facendola dubitare dei suoi ideali e aprendo il suo cuore alle emozioni.
Il film si conclude con Ninotchka e Léon che si ritrovano in Turchia, liberi di vivere il loro amore lontano dalle restrizioni del regime sovietico e dalle convenzioni sociali.
Un film in cui i dialoghi recitano un ruolo primario: sottili, veloci e attagliati perfettamente a ciascun personaggio sono il cuore della visione del mondo di un grande regista.
Lubitsch riesce ancora una volta a stupire per la sua capacità di unire satira politica, commedia sofisticata e romanticismo lo rende un'opera unica e senza tempo.
Con la sua regia elegante e ironica, il regista tedesco riesce a trattare temi delicati come il comunismo e il capitalismo con un tocco di leggerezza e di intelligenza.
Il film è stato erroneamente interpretato come una critica al totalitarismo sovietico.
Il comunismo è inizialmente rappresentato attraverso la prima Ninotchka: rigida, disciplinata e devota agli ideali del partito.
Il suo abbigliamento austero, il suo comportamento glaciale e la sua avversione per il lusso e il divertimento incarnano l'immagine di un sistema rigido e privo di spontaneità.
I tre emissari sovietici, Iranoff, Buljanoff e Kopalski, sono raffigurati come incompetenti e impacciati, incapaci di portare a termine la loro missione a causa della burocrazia e delle inefficienze del sistema sovietico.
Il capitalismo è rappresentato attraverso la Parigi frivola e mondana, con i suoi ristoranti eleganti, i suoi alberghi lussuosi e le sue feste sfarzose.
I personaggi parigini sono raffigurati come superficiali e materialisti, preoccupati solo del divertimento e dell'apparenza.
Ninotchka non demonizza né il comunismo né il capitalismo, ma ne mostra le luci e le ombre.
Il film suggerisce che entrambi i sistemi hanno i loro limiti e le loro contraddizioni.
Ninotchka, attraverso il suo percorso di trasformazione, impara ad apprezzare alcuni aspetti del capitalismo, come la libertà individuale e la gioia di vivere, senza però rinnegare completamente i suoi ideali.
Il film si conclude con una sorta di sintesi tra i due mondi, con Ninotchka e Léon che si ritrovano in un paese neutrale, la Turchia, dove possono vivere il loro amore liberi da ogni costrizione ideologica..
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