Il Gabinetto del Dottor Caligari
1920
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Regista
L’opera di Wiene ha influenzato tanto a lungo e così pervicacemente l’immaginario dei cineasti che elementi del suo “Das Cabinet” si rinvengono fino ai giorni d’oggi, pagando un debito di riconoscenza verso quello che a ragione è considerato a tutt’oggi l’archetipo espressionista del film horror. L'influenza di questo film sul cinema successivo è in effetti innegabile. Le sue atmosfere cupe, le inquadrature espressioniste, la narrazione frammentata e l'uso del Doppio hanno ispirato generazioni di cineasti: da Murnau a Lang, da Hitchcock a Lynch, sono innumerevoli i registi che hanno attinto a questo ricco filone. Di tutti gli stilemi narrativi usati da Wiene il più interessante e innovativo è proprio il tema del Doppio. Quando si parla di "uso del doppio" in un'opera narrativa, cinematografica o letteraria, si fa riferimento a un dispositivo narrativo che consiste nella presenza di due personaggi o entità strettamente legati tra loro, spesso condividendo caratteristiche fisiche o psicologiche, ma con identità distinte. Questo meccanismo può assumere diverse forme e svolgere diverse funzioni all'interno della narrazione. Nel caso specifico di Wiene il doppio assume un significato particolarmente complesso e ricco di sfumature, con più livelli di lettura. Cesare come doppio di Caligari: Il sonnambulo Cesare può essere visto come una sorta di alter ego del dottor Caligari. Entrambi sono privi di libero arbitrio e sono manipolati da forze esterne (Caligari per Cesare, il dottore per Caligari stesso). Questa duplicità sottolinea il tema della manipolazione e del controllo, nonché la difficoltà di distinguere tra realtà e apparenza. Il doppio come riflesso dell'inconscio: Cesare rappresenta anche l'inconscio di Caligari, le sue pulsioni più oscure e violente. Attraverso Cesare, Caligari può agire impulsivamente e soddisfare i suoi desideri più proibiti senza dover affrontare le conseguenze dirette. Il doppio infine come proiezione delle paure: La figura del doppio può essere vista anche come una proiezione delle paure e delle angosce del protagonista o della società nel suo complesso. In questo senso, Cesare incarna le paure più profonde dei cittadini di Holstenwall, la paura della follia, della violenza e dell'ignoto.
La storia apre il sipario su un giovane che narra la sua terribile esperienza in un manicomio. Non è dato sapere se il giovane è un recluso o un dottore. La storia, tramite un improvviso flashback, ci riporta a una fiera nella cittadina di Holstenwall dove il sedicente dottor Caligari espone al pubblico una sorta di sonnambulo in grado di predire il futuro. Il giovane in compagnia di un amico interroga il veggente e questi preconizza all’amico che la sua vita sarebbe finita all’alba del giorno seguente: sarà l’inizio di un incubo in cui morte e perdita della realtà danzeranno inesorabilmente insieme. La profezia infatti si avvera, gettando la comunità nel panico e alimentando le voci su un complotto oscuro. L’amico del giovane, determinato a scoprire la verità, inizia a indagare sul dottor Caligari e su Cesare. Man mano che le indagini procedono, emergono inquietanti dettagli sulla natura del dottor Caligari e sul suo controllo su Cesare. L'uomo, con i suoi occhi vuoti e il suo passo incerto, diventa il simbolo della follia e dell'inconscio. Manipolato dal dottor Caligari, egli si trasforma in uno strumento di morte e distruzione, seminando terrore tra gli abitanti di Holstenwall.
Wiene riesce a trasformare le emozioni più violente in immagini in divenire, creando una sorta di sensazione sospesa, di congelamento della ragione. La follia non è ciò che rifiuta il razionale, ma ciò che lo circuisce nel modo più subdolo e invisibile. Attraverso l'uso di immagini potenti e di una narrazione ambigua, il film ci invita a riflettere sulla natura stessa della realtà, sulla fragilità della mente umana e sulla sottile linea che separa il sano dal malato, il razionale dalla follia.
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